martedì 26 maggio 2015

SENTINELLE D'IRLANDA

SENTINELLE D’IRLANDA

Il voto irlandese dei giorni scorsi ha sancito tramite referendum, per la prima volta nella storia, che il matrimonio fra gay viene approvato direttamente dal popolo. Un risultato che, nella cattolica Irlanda, sembrava utopistico, sino a pochi decenni fa, ma al quale hanno lavorato, con encomiabile dedizione, tutte le varie componenti delle lobby LGTB, centrando l’obiettivo che verrà sfruttato negli anni a venire e di cui dobbiamo attenderci i contraccolpi anche a casa nostra.
Come si è arrivati a questo?
I motivi, o meglio, le cause sono diverse, ma vediamo di guardarle sia dall’angolazione delle azioni delle lobby gay che da quelle della Chiesa Cattolica e delle associazioni pro-life.
Come ha brillantemente esposto il Prof. Introvigne (Per saperne di più clicca qui), il gioco si è svolto con carte truccate, pur se nella piena legalità (come dire “veramente falso”).
Visto che in tutto l’occidente il riconoscimento di diritti e doveri collegati all’omosessualità è un dato di fatto (a scanso di equivoci in Italia questi diritti esistono già da tempo), mentre c’è una fortissima opposizione alle adozioni da parte di coppie gay ed alla pratica miserevole dell’utero in affitto, occorreva depotenziare questi aspetti e relegarli nel dimenticatoio.
In Irlanda sono riusciti a farlo in due modi:
Approvando a tempo di record, con Legge del 6 aprile 2015, prima del referendum, una Legge che consente alle coppie omosessuali, sposate o non sposate, di adottare un figlio.
Emarginando tutti gli oppositori e relegandoli nell’angolino della irrilevanza, se non in quello degli ebeti starnazzanti, pazzi reazionari o impresentabili. (Per saperne di più clicca qui).
La solita azione dei piccoli passi, se la spallata demolitrice non è attuabile, risulta ancora una volta pagante alla loro causa.
Occorreva operare a livello legislativo e di mass-media.
A livello legislativo hanno operato preventivamente. Sapendo che la grandissima maggioranza è contro le adozioni per coppie omosessuali e per l’utero in affitto, hanno sfruttato i numeri del parlamento (espellendo anche i pochi che si opponevano), per approvare preventivamente una legge che consente le adozioni alle coppie di qualsiasi tipo (etero o omosessuali, sposati o non sposati visto che all’epoca il matrimonio omosessuale non c’era ancora).
Il cavallo di battaglia, allora, è diventato : perché non riconoscere un diritto che normalizza e codifica uno stato di fatto, il matrimonio, che nei fatti c’è già e non viene riconosciuto ? Che male può fare a te, anche se sei contrario ? Non capite che le adozioni sono già Legge e quindi è meglio se si regolarizza l’unione di due individui che abbiano (????) già un figlio, chiamandolo “matrimonio”?
Insieme a questo, come spiega bene John Waters nel link visibile sopra, le poche voci dissonanti sono state tacitate con le buone o con le cattive. Emarginando e ghettizzando quanti cercavano di fare da controcanto dissonante e boicottando quelle poche azioni volontaristiche a favore del “NO”.
Nella foto vengono rimossi dei cartelli a favore del “NO” appesi a dei lampioni.
In questo desolante panorama, la percentuale del 62 % si “SI” contro il 38 % di “NO”, lungi dal poter essere esaltata come una chiara espressione popolare, è da considerarsi quasi un miracolo.
Una percentuale significativa avrebbe potuto tranquillamente attestarsi al 90–95 %.

Ma sono sufficienti queste considerazioni per comprendere cosa è accaduto?

Sicuramente no, anche perché al panorama finora descritto deve ancora aggiungersi l’azione della Chiesa Cattolica e delle associazioni pro-life.
Lasciamo da parte le associazioni pro-life, trattate come appestate, screditate in ogni modo e tacitate o oscurate nel modo più odioso e pianificato, ed interessiamoci della Chiesa Cattolica.
Il panorama è ancor più deprimente.

Minata alla base dagli scandali dei preti pedofili, ha coronato la dubbia credibilità presentandosi incerta e divisa anche su una battaglia epocale di questa portata.
Le voci autorevoli che avrebbero dovuto levarsi, hanno balbettato appellandosi alla “maturità” dei fedeli, senza indicazioni certe sul votare “SI” o “NO”.


I parroci hanno taciuto del tutto a parte qualche fulgido esempio di prelato che, dal pulpito, si è dichiarato omosessuale ed ha invitato apertamente a votare “SI”, subito amplificato dai mass-media per i quali ogni segnale di sfaldamento dell’avversario era una manna dal cielo da pompare e glorificare adeguatamente.

Esposte le cause, non ci resta che tirare le amare considerazioni sapendo che sono fondamentali per fronteggiare il prossimo obiettivo che, anche se non proclamato, è certo ed univoco : NOI !

Anzitutto in quest’ottica è chiarissimo il motivo del boicottaggio delle “sentinelle in piedi” che il 23 maggio hanno manifestato in 100 piazze italiane.
Qualsiasi voce dissonante che testimoni che “in estate l’erba è verde”, dà fastidio e deve essere tacitata.
A Torino oltre 250 sentinelle hanno letto in silenzio per gridare la loro avversione al pensiero unico.
Dalla piazza inizialmente programmata (P.zza Gran Madre di Dio) ci si è dovuti spostare a P.zza Paleopaca, in realtà in Via XX Settembre.
Per chi conosce Torino sa che p.zza Palopaca confina con p.zza Carlo Felice, di fronte alla stazione di Porta Nuova. Dall’altro lato c’è Via XX settembre che termina in C.so Vittorio Emanuele II. Le forze dell’ordine hanno dovuto bloccare schierando degli automezzi negli accessi da P.zza Carlo Felice, da C.so Vittorio e da Via XX settembre. I contro manifestanti LGTB facevano il giro dai diversi accessi, spostando striscioni e megafoni nel tentativo di avvicinarsi, seguiti in questo dalle forze di polizia che, presidiando tutti gli accessi, andavano a rinforzare quelli dove gli LGTB si spostavano, nel timore di uno “sfondamento” nonostante i mezzi disposti per impedirlo, invece delle semplici transenne della scorsa veglia. Lasciamo pure perdere gli improperi e le provocazioni ormai di moda.
Blindati, schieramenti, sfondamenti, linguaggio da guerriglia urbana per tacitare il silenzio di poche centinaia di incoscienti che vanno in piazza a leggere, silenti, un libro in piedi.
I fautori del pensiero unico gender sono talmente abituati all’accettazione delle loro posizioni che anche una simile protesta li mobilita con un accanimento degno di miglior causa.
Ciliegina sulla torta, visto che non si sono stati feriti o vetrine distrutte, il giorno dopo silenzio totale dei media su una manifestazione che ha interessato tutt’Italia, sui motivi della manifestazione come su quelle dei contestatori e suoi loro slogan.
Archiviato questo aspetto, ma ricordando che la vigilanza e la testimonianza sono fondamentali, torniamo ai fatti irlandesi.
Il Santo Padre Benedetto XVI, con la lungimiranza e la pietà di cui lo ha colmato lo Spirito Santo, aveva scritto sagge parole di fuoco (Vedi qui)  chiedendo scusa agli irlandesi per tutti i mali procurati dai sacerdoti divorati dalla pedofilia e, ancor più, dai silenzi che li hanno coperti.
L’episcopato irlandese, lungi dal purificarsi e ritrovare in Gesù Cristo la forza per riparare e ripartire, proseguendo la pulizia e condividerla insieme alla speranza nel Signore e nella sua Misericordia, ha continuato a rincorrere il mondo nelle sue fughe in avanti e nelle sue perversità, distaccandosi ancora di più da un popolo che, ancora oggi, continua a sperare nelle certezze che duemila anni di storia hanno dato e che pochi decenni dissennati hanno quasi distrutto.
La fedeltà alla cattedra di Pietro è diventato un optional.
Le richieste e gli ordini di Papa Benedetto sono stati del tutto disattesi ed irrisi.
Non ci atteggiamo certo a meraviglia per questo.
In quasi tutta la Chiesa universale è accaduto qualcosa di analogo, iniziando da casa nostra.
Tutto il magistero di Benedetto XVI è costellato di simili accoglienze che, vista l’estrema sensibilità, mitezza e misericordia del Santo Padre, sono stati sicuramente fra i motivi principali che l’hanno  portato a rinunciare alla cattedra di Pietro, pur rimanendo vicino ed in vigile silenzio.
Iniziando dai documenti del Concilio Vaticano II, che ha correttamente letto in un ottica di continuità invece che di rottura con tutto il Magistero precedente (del resto i documenti sono li a disposizione di tutti, solo da leggere ed attuare), sino al Motu Proprio “SUMMORUM PONTIFICUM” (Vedi qui)  con cui si riabilitava ed esaltava lo splendore della Liturgia di San Pio V, secondo il Messale di San Giovanni XXIII, affermando e valorizzando la cosa più ovvia : non si può vietare o considerare dannosa una liturgia che per secoli ha nutrito generazioni di credenti esaltando tutta la Chiesa, ispirando Santi ed evangelizzando il mondo.
Per quanto ovvio e fonte di gioia e di riunificazione in Cristo Redentore che si ripresenta ogni volta sull’altare con il Suo Corpo ed il Suo Sangue (altro che “frutto della terra e del nostro lavoro”) è stato necessario redigere, divulgare ed imporre delle “istruzioni per l’uso” per adulti analfabeti, cioè la ” (Vedi qui)  “istruzione <<Universae Ecclesiae>>  sull’applicazione della Lettera Apostolica Motu Proprio data << Summorum Pontificum>> di S.S. Benedetto XVI
Ma anche quest’invito/ordine è stato disatteso da chi doveva applicarlo.  
Eppure la parte centrale della Universae Ecclesiae riguarda, infatti, proprio il ruolo dei vescovi, chiamati ad “adottare le misure necessarie per garantire la forma extraordinaria del Rito Romano a norma del Motu Proprio Summorum Pontificum”. Devono anche “vigilare in materia liturgica per garantire il bene comune e perché tutto si svolga degnamente, in pace e serenità nella loro Diocesi ….. sempre in accordo con la mens del Romano Pontefice e chiaramente espressa dal Motu Proprio Summorum Pontificum”.
Detto in altre parole, ai vescovi NON spetta (non spetterebbe), decidere “se” è opportuno affiancare al “nuovo rito” il “rito antico”. A questo ci ha già pensato il Papa.
Ai vescovi spetta decidere il “come” introdurre e conservare il rito antico, in accordo con la “mens” del motu proprio, cioè favorire il rito antico e non ostacolarlo.
Come tutti vedono, in ogni angolo d’Italia, gli ostacoli, anche pesanti, sono la regola, insieme alla disobbedienza ostentata.
Dobbiamo bere l’amaro calice per intero prima della purificazione ?
Molti collegano questo penoso stato di sfacelo di Santa Romana Chiesa con quanto anticipato dalla Vergine Santissima nelle predizioni di Fatima.
Benedetto XVI, che conosce per intero il terzo (o quarto) segreto di Fatima, per questo motivo è stato indotto dallo Spirito Santo alle epocali dimissioni ?
E’ scritto che le forze del male non prevarranno, ma ognuno di noi deve fortificarsi nella Verità e portare la propria testimonianza ed il proprio mattone per la ricostruzione della Chiesa di nostro Signore sfregiata da tanta disobbedienza ed apostasia.
Il “fumo di Satana” che già era visibile a Papa Paolo VI sta confondendo tutto in una nebbia ingannatrice e, come scriveva Tito Casini, inascoltato e vergognosamente tacitato, “la nebbia, per chi viaggia, è più pericolosa del buio”.
Sta a noi lavorare con la mente e con il cuore, ognuno nel proprio piccolo o grande ambito, per riportare un po’ di luce e di chiarezza in tanta opacità.


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