lunedì 8 maggio 2017

10 anni dal Summorum Pontificum - don Spataro

La  basilica di Colle don Bosco 
Il primo maggio, in occasione del decennale del Motu Proprio Summorum Pontificum di S. S. Benedetto XVI si è svolto il pellegrinaggio al Colle don Bosco, vicino Torino, dove risiedono le radici del movimento salesiano, dove il carisma di don Bosco è nato e da dove si è sviluppato nel mondo.

Con la guida, l'accompagnamento e la celebrazione di don Roberto Spataro SDB, la S. Messa Solenne, il Santo Rosario e la Benedizione Eucaristica, una giornata di preghiera, di condivisione e di ringraziamento è volata via in un attimo e la sera, al momento dei saluti, è rimasta l'amarezza di dover lasciare gli amici con cui si è trascorsa una giornata fantastica per un pellegrinaggio molto sentito e partecipato.
Il sole, spuntato nel tardo pomeriggio dopo una mattinata di pioggia, esaltava la voglia di rimanere e continuare l'esperienza comunitaria, ma era nel contempo anche un auspicio di una serenità che si avverava contro ogni previsione.
La relazione finale di don Roberto Spataro che, autorizzati dal relatore,  pubblichiamo di seguito, ha fatto meditare tutti aprendo il cuore alla bellezza dell'incontro con Dio Padre ed il Suo Santo Figlio Gesù Cristo nello splendore della Messa Tridentina.
Il coro della Schola Gregoriana di Saluzzo (CN)
Il canto soave del coro della Schola Gregoriana di Saluzzo, diretta dal Maestro Ivano Scavino, che ha accompagnato la Messa, ha concretizzato i cori angelici che tutti i presenti sentivano aleggiare nella cappella di Maria Ausiliatrice, toccando i cuori, oltre che deliziare la mente.
La Santa comunione
Altro aspetto che ci piace sottolineare è stata la numerosa presenza che ha costretto molti a seguire la Messa in piedi. Così come la necessità di aggiungere dei tavoli per il pranzo di mezzogiorno perchè la pioggia persistente ha costretto i giovani ad unirsi ai commensali senza poter utilizzare il pranzo a sacco che si erano portati per sdraiarsi sulle aiuole del complesso di Colle don Bosco.
I giovani ? Alla Messa Tridentina ?
Al pellegrinaggio Summorum Pontificum ?
Si: moltissimi giovani.
Apriva il cuore solo a vederli, pensando anche ai commenti sarcastici di quanti reputano che la Messa V.O. sia una "funzione" solo per nostalgici con i capelli bianchi.
A ricordo della giornata alleghiamo un breve filmato della Santa Messa (Vedi qui).
La Santa comunione ad una mamma con il suo bambino
Infine, prima di riportare la relazione di don Roberto Spataro, di cui ricordiamo i numerosi libri, tra cui "Elogio della Messa Tridentina" del 2015, edito da Fede & Cultura, con l'introduzione di S. Em. il Card. Raymond Leo Burke, esplicitiamo, per quanti famigliarizzano poco con le abbreviazioni, alcune delle sigle contenute nella relazione stessa:
MT = Messa Tridentina;
VO = Vetus Ordo, cioè la forma della stessa Messa Tridentina, la Messa di Sempre;
NO = Novus Ordo, cioè la forma della Messa istituita da Papa Paolo VI dal periodo post conciliare;
S.S.Benedetto XVI in preghiera
SP = Summorum Pontificum : il Motu Proprio con cui S.S. Benedetto XVI ribadiva l'equivalenza delle due forme di rito (VO e NO) e liberalizzava la possibilità di celebrare la Messa Tridentina favorendone ed auspicandone la diffusione.
Ultima notazione riguarda le foto di corredo all'articolo che, a parte quelle riferite alla giornata del pellegrinaggio, sono riprese dal web.

Abbiamo anche scritto troppo, quindi lasciamo spazio alla relazione di don Roberto Spataro.

La Messa tridentina e la vita della Chiesa contemporanea


Cari amici,
Sono molto lieto di prendere la parola dinanzi a Voi in questa occasione e in questo luogo. Pertanto ringrazio di cuore gli organizzatori di questa giornata. In questo luogo, infatti, tutto ci parla di don Bosco che è stato un santo eucaristico che ha considerato la Santa Messa, la Comunione frequente, la devozione eucaristica pilastri del suo progetto educativo.
Casa natale di San G. Bosco
Sotto lo sguardo compiacente e benedicente di don Bosco, vorrei dunque svolgere il tema assegnatomi, cari Amici, partendo dall’intramontabile Catechismo di San Pio X, oggi più che mai faro di luce per distinguere le verità della fede dagli insegnamenti erronei che anche autorevoli Pastori della Chiesa diffondono. Dice dunque quel prezioso libretto:
"Ogni cattolico deve avere per la Chiesa un amore illimitato, reputarsi infinitamente onorato e felice di appartenerle, e adoperarsi alla gloria e all’incremento di lei con tutti quei mezzi che sono in suo potere".
Ebbene, tra i mezzi che sono in nostro potere per contribuire all’incremento della gloria, cioè della fedeltà, della bellezza, del rispetto della e per la Chiesa di Dio, che è la Sposa diletta di nostro Signore Gesù Cristo e che è nostra Madre, mossi dall’amore e solo da esso, e giammai da spirito di rivalsa o zelo amaro, che sono inganni in cui il demonio vorrebbe attrarci, noi promuoviamo la Messa nella forma straordinaria del Rito Romano, incoraggiati dall’insegnamento di quel grandissimo Papa che non esito a definire Doctor Ecclesiae, il quale, con il Motu proprio Summorum Pontificum che ricordiamo a dieci anni dalla sua pubblicazione, ha restituito piena dignità a questa forma di offerta del Santo Sacrificio.
S.S. Papa Benedetto XVI
Sì, cari Amici, la Messa tridentina è e potrà essere sempre di più di beneficio alla Chiesa dei nostri giorni per alcuni motivi che vorrei illustrare, senza la pretesa di presentare una radiografia completa del vissuto ecclesiale. Solo lo Spirito Santo sa bene che cosa stia accadendo nella Chiesa d’oggi! E aggiungo io: grazie a Dio! Mi limito dunque a segnalare alcuni fenomeni che mi appaiono rilevanti e a metterli in relazione con la MT.


  1. L’aumento quantitativo del numero dei fedeli
Samuele unge Davide
Il primo dato dal quale vorrei partire è l’aumento del numero dei cattolici. L’Annuario Vaticano del 2016 riporta i dati del 2014, dunque, relativi a soli tre anni fa. Mi astengo dallo sciorinare tutti i numeri sia perché è un po’ noioso sia perché il buon Dio non ama questi calcoli che possono nascondere un po’ di arrogante trionfalismo, come comprese il re Davide  dopo aver altezzosamente indetto un censimento della popolazione. Da una lettura ponderata dei numeri emergono tre fatti. Il primo, sorprendente, è che il numero dei Cattolici aumenta con una media leggermente superiore a quella della popolazione mondiale e, senza considerare l’aumento del numero di battezzati in altre denominazione cristiane, questo fatto contrasta, per ora con prevalenza numerica, l’aumento dei fedeli dell’Islam su cui non disponiamo, comunque, statistiche molto affidabili. Tale fatto lo dobbiamo soprattutto alla fecondità delle famiglie cattoliche, principalmente, ma non esclusivamente, in Africa: ben vengano allora le coppie cattoliche che prendono sul serio la loro vocazione alla procreazione! 

Il secondo dato è che l’aumento di fedeli è quasi esponenziale in Africa e non irrilevante in Asia. Terzo è l’avvisaglia di un declino in America Latina, non sufficientemente registrato dalle statistiche ufficiali, a causa dell’adesione alle comunità evangelico-pentecostali. Bene, che cosa può c’entrare tutto questo con la MT? Riprendo i tre rilievi qualitativi.
A) Primo, la fecondità delle famiglie cattoliche riguarda significativamente quelle che partecipano alla Messa tridentina. Se ci recassimo nei paesi dove la MT ha la maggiore diffusione, ossia la Francia e gli Stati Uniti, ci accorgeremmo che è massiccia la presenza di coppie mediamente giovani con i figli, minimo tre. Ossia, esiste un legame che associa l’adesione degli sposi cattolici all’insegnamento tradizionale della Chiesa sul matrimonio, il cui fine primario è quello della generazione e dell’educazione cattolica dei figli, alla MT che è sentita come parte integrante e centrale di quella Tradizione dottrinale. Tra l’altro, se entrassimo nelle case di queste famiglie, in genere molto accoglienti, respireremmo un’aria pulita, l’atmosfera di una vera Chiesa domestica, come richiesto dal Magistero del Concilio Vaticano II sulla scorta degli antichi Padri della Chiesa e del Magistero precedente, dove i figli non sono superviziati e drammaticamente soli e dove i genitori, un uomo e una donna, non sono dei bacchettoni, ma delle persone serie e amabili. Insomma, più MT e più famiglie cattoliche, più famiglie cattoliche educate dalla MT e più serenità familiare.

Don Spataro alla consacrazione a Castelnuovo don Bosco
B) Secondo dato, i cattolici africani e asiatici. Portano con sé, con l’ingresso nel catecumenato, un senso autentico e innato del sacro, espresso o nella pratica delle religioni tradizionali e animiste in Africa, o nella visione sapienziale della vita in Asia, e tuttavia insoddisfatto e perciò aperto a quel perfezionamento che la Rivelazione cristiana offre loro. Ora, questo senso del sacro costituisce – come sappiamo bene – una delle caratteristiche precipue della MT. I cattolici africani e asiatici amano il latino della MT, il latino del gregoriano, anche il latino della forma typica e solenne del VO, perché lo percepiscono come una lingua sacra adeguata a parlare di Dio e a Dio dal momento che non è la lingua d’uso quotidiano o la lingua del paese coloniale ed europeo verso il quale c’è sempre un po’ di diffidenza. E quando scoprono l’esistenza della MT non pochi di essi si rallegrano. Ve ne parlo per esperienza diretta. Ho in mente una giovane donna cinese, convertita al Cattolicesimo perché i cinesi erano e sono interessati al Cristianesimo. Venuta in Europa per studiare filosofia, a Vienna si è imbattuta in un Padre domenicano che celebra con il Vetus Ordo. Si è innamorata di questo rito e, per lei che ha conosciuto il Cattolicesimo in età adulta, è questa la forma più completa e appropriata che unisce la lex credendi alla lex orandi. Oso pensare, perciò, che in Africa e in Asia,un maggiore successo nell’opera di evangelizzazione che sembra così cara al Pontefice attuale che ha dedicato la sua prima esortazione apostolica alla gioia del Vangelo e che ha fatto della “Chiesa in uscita” una formula non infelice del suo programma pastorale, sia associato anche alla presentazione della MT.
C) E veniamo al terzo fatto: i cattolici si avviano ad una diminuzione in America Latina che, a meno di un cambio di tendenza, cesserà di essere il continente dove si concentra il maggior numero di cattolici. Già in un paio di paesi del Centro America, Honduras e Salvador, sono sotto il 50% della popolazione. L’aggressività del proselitismo evangelico-pentecostale ed altre cause concomitanti hanno portato a questa situazione. Un rimedio a questa penosa emorragia di fedeli cattolici potrebbe essere rappresentato anche dalla MT. Ricorderete, forse, che non molto tempo fa è circolato su siti e riviste del mondo legato alla tradizione il risultato di un’indagine di “mercato” commissionata dai vescovi brasiliani per comprendere meglio da un punto di vista sociologico questo fenomeno, che anche in Brasile ha raggiunto proporzioni drammatiche.
Un momento della celebrazione a Castelnuovo don Bosco
In sostanza, l’agenzia dichiarò che per recuperare i fedeli, la Chiesa ha bisogno di mostrare un’identità forte e chiara ed un’alterità inconfondibile rispetto alle altre denominazione cristiane, senza buttare ingenuamente o stolt
amente alle ortiche quei segni esterni che la tradizione – e quando diciamo tradizione, diciamo Padri della Chiesa, martiri, confessori, santi, pietà popolare, dottori e teologi - ha consegnato per trasmettere il messaggio di salvezza del Cattolicesimo, dalle campane agli abiti dei religiosi, dalle processioni alle chiese belle e non mostruose. Una Messa veramente cattolica, senza imitazioni dei culti protestanti, ai quali è talvolta ridotta la Messa nel NO a causa degli abusi liturgici giunti al limite della sopportazione, appartiene a questo patrimonio. Parlando ai vescovi brasiliani attoniti, tra i quali ci sono ancora dei vecchietti nostalgicamente abbarbicati al mito esiziale della teologia della liberazione, il presidente dell’agenzia di marketing Alex Periscinoto, ritenuto il “miglior marketing manager” del Brasile, ha dichiarato.
Purtroppo, voi avete cambiato il modo in cui è celebrata la Messa. Oggi la Messa non è più in latino e non si volgono più le spalle ai fedeli. Pensavate forse di far qualcosa gradita. Invece, ho una brutta notizia da darvi. Mia mamma mai pensò che il sacerdote le volgeva le spalle. Lei pensava invece che tutti, fedeli e celebrante, guardassero Dio. A lei piaceva il latino, anche quando non ci capiva un granché. Per lei, il latino era un linguaggio mistico col quale i ministri della Chiesa parlavano con Dio. Lei si riteneva privilegiata e ricompensata per aver assistito, in ginocchio, a una cerimonia così importante. Secondo me, il cambiamento che voi avete fatto nella liturgia della Messa, è stato un tremendo errore. Posso sbagliare. Io non sono un teologo. Io analizzo il problema dal punto di vista del marketing. E da questo punto di vista, è stato un disastro”.
Insomma, per evitare la fuga dei fedeli, anziché inventarsi una pastorale fumosa e mielosa, inconsistente e goffamente alla rincorsa di un mondo che pensa a ben altro di quanto partorito di sterili commissioni pastorali autoreferenziali di cui abbondano certe curie episcopali, forse, basterebbe moltiplicare serenamente e fiduciosamente le MT.


Scorcio della cappella di Maria Ausiliatrice
Una cappella dove si offre il Santo Sacrificio della Messa con fede e devozione, secondo il VO, è un vero “ospedale da campo” dove si somministra la medicina che risana: la Grazia della Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo.
  1. L’ecumenismo
Un po’ la globalizzazione, un po’ il movimento migratorio dei popoli e, dunque, di minoranze religiose, un po’ lo sviluppo della teologia sia in ambito cattolico sia nel mondo protestante, fatto è che i cristiani di diverse denominazioni si conoscono meglio e i loro leader dialogano a diversi livelli per ritrovare quell’unità che si è persa lungo i secoli del passato. A proposito di questo benedetto ecumenismo, vorrei dire due cose.
La prima riguarda il mondo delle Chiese ortodosse. Per loro, la liturgia è tutto. È il Cielo che scende sulla terra e la terra che si innalza al Cielo. E non sbagliano. Le loro iconostasi sono una rappresentazione visibile della Chiesa celeste che si associa a quella pellegrinante sulla terra nella lode eterna a Dio. Alla liturgia, celebrata dai ministri usando canti e preghiere antiche e poeticamente delicate e compiendo gesti dal forte contenuto simbolico, i fedeli assistono con devozione e, talvolta, con commozione. Le nostre nonne recitavano il Rosario, i giovani fedeli ortodossi accendono ceri dinanzi alle icone, mentre i loro pope entrati nel santuario, dietro l’iconostasi, compiono un’azione misteriosa perché compiuta da Dio, proprio come nella MT quel mistero è trasmesso dal silenzio del Canone. Questo è il loro modo di intendere l’actuosa participatio. Ora i fedeli ortodossi potranno più facilmente entrare in dialogo con i cattolici, apprezzarne la ricchezza liturgica e dottrinale, se vedranno che essi celebrano la divina liturgia, come essi chiamano la Santa Messa, secondo una ritualità veneranda e dignitosa, e ravviseranno una parentela liturgico-spirituale tra i loro riti e la Messa nella forma straordinaria del rito romano in quanto tutte le liturgie appartengono ad uno stessa origine, che risale all’epoca post-apostolica.  
Mons. Lorefice in bici nella cattedrale a Palermo
Purtroppo, la riforma liturgica postconciliare ha rotto questa parentela e ha modificato in modo così radicale la liturgia romana che il NO appare agli orientali come una realtà estranea alla loro vita spirituale. 

E veniamo ai nostri fratelli appartenenti alla galassia infinita e talvolta polverizzata delle denominazioni legate alla Riforma protestante. C’è un fenomeno, marginale certo rispetto ad altre esperienze di vita cristiana, ma pur sempre significativo. Si verifica principalmente negli Stati Uniti. Tra i fedeli che regolarmente frequentano la MT vi sono coloro che, insoddisfatti della proposta di vita cristiana in comunità protestanti, sono approdati al Cattolicesimo attratti dalla nobiltà, dalla sacralità, dall’integrità della liturgia tradizionale. Mi pare che il cosiddetto dialogo ecumenico potrebbe avvalersi fruttuosamente delle ricchezze della liturgia antica. Anche qui, come per la pastorale, meno chiacchiere umane e più Messe, che sono azione di Dio.
  1. Le persecuzioni
In occasione del grande Giubileo del 2000, quello sì che fu “grande”, la “memoria dei martiri” suscitò degli studi seri e si comprese che se, approssimativamente, nel corso di 20 secoli tra i Cristiani si contano circa 100 milioni di martiri, il 70% di essi si concentra negli ultimi due secoli, soprattutto il “secolo breve”, quello dei totalitarismi e delle ideologie, figli degeneri della Rivoluzione, prima di quella protestante e poi di quella francese.
ISIS: esecuzione in piazza
Il secolo XXI sembra non essere da meno. Cessato il totalitarismo comunista, nonostante sacche di resistenza in Asia, altri avversari sono insorti, soprattutto il fondamentalismo islamico. Ecco alcuni dati, facilmente rintracciabili in rete in un’intervista rilasciata da Alfredo Mantovano, Presidente dell’Associazione “Aiuto alla Chiesa che soffre”.
Torturati, stuprati, imprigionati, in una parola perseguitati per la fede in Cristo. Sono i 150 milioni di fedeli che nel mondo soffrono a motivo del loro credo secondo i dati diffusi dalla Ong Open Doors. In 700 mila sono fuggiti dalla Siria nei primi quattro anni della guerra, il 70% dei cristiani ha lasciato l’Iraq dal 2003. In un solo anno sono 4344 i fedeli uccisi e 1062 le chiese bruciate. A causa del Vangelo in Corea del Nord circa 70mila persone sono in carcere, mentre in Pakistan ogni anno 700 donne sono vittime di conversioni forzate”.
Né si può sottovalutare che nei paesi cosiddetti liberi dell’Unione Europea forme di discriminazione più o meno sottile verso i Cristiani si moltiplicano per limitare o escludere del tutto l’influenza del Cristianesimo sulla vita sociale.
Sono stato recentemente in Ucraina. Ho visitato la tomba del cardinale Slipji e ho ascoltato le testimonianze dei fedeli della chiesa greco-cattolica sottoposta a una persecuzione violenta e pervicace da parte dei comunisti che ne decretarono l’abolizione, con la complicità della Chiesa greco-ortodossa. A costo di subire vessazioni, condanne, incarceramento, torture, quei sacerdoti e quei fedeli non volevano e non potevano rinunciare al bene più grande: la Messa e l’Eucaristia. Sono storie commoventi quelle che ho ascoltato. In tempo di persecuzioni, in tempo di discriminazioni, in tempo di resistenza e di combattimento spirituale, i fedeli hanno bisogno più che mai della Grazia del Sacramento dell’Eucaristia. E in contesti così seri dove bisogna scegliere tra la vita e la fede, la Messa deve essere una cosa seria
Benedizione Eucaristica a Colle don Bosco
e non lo show di un prete fatuo e vanitoso che cerca di intrattenere gli spettatori stanchi e annoiati. La MT protegge la serietà del sublime atto del Sacrificio di Cristo nel recinto sacro delle rubriche e così impedisce atti arbitrari del prete e dei suoi collaboratori liturgici che snaturano la Messa e la fanno diventare altro, spesso una pagliacciata che offende i milioni di martiri e confessori della fede che hanno celebrato la Messa nelle cantine, nei boschi, nei nascondigli, a repentaglio della loro libertà, della loro sicurezza, a volte, della loro stessa vita. La MT è
la Messa in cui misticamente tutti saliamo sul Calvario e non per un’amena passeggiata. Ci immergiamo in una storia di persecuzione, quella dell’Innocente per eccellenza, il suo Sangue viene effuso, la Sua Passione si rinnova, il Martire capofila di tutti i martiri, si immola sull’Altare. I credenti sono così esortati, ammoniti, preparati ad affrontare il martirio, bianco o cruento che sia. La MT è la Messa di una Chiesa martiriale, la Chiesa di oggi, di ieri, di sempre.
  1. Lo sbandamento dottrinale
    San Pio X Papa
Ed ora l’ultimo punto. Il nostro amato Catechismo di san Pio X diceva che nella Chiesa cattolica l’appartenenza è data dalla condivisione della stessa fede, dalla stessa celebrazione dei sacramenti, dall’obbedienza all’autorità del Sommo Pontefice e dei Vescovi in comunione con lui. Oggi – e non sveliamo nessun mistero – sotto lo stesso ombrello, si riparano fedeli e pastori che, pur dichiarandosi sinceramente appartenenti alla stessa Chiesa cattolica, professano una fede diversa, quando pure c’è la fede. Un perito al Sinodo sui vescovi della famiglia, quello ordinario, mi ha riferito: “Sai, il problema non era dialogare con Vescovi che hanno posizioni teologiche diverse o sensibilità pastorali differenti. Il problema è che alcuni Vescovi non credono più a nulla”. Il Superiore generale di un glorioso ordine religioso parlando ad un suo collega, pochi anni fa, disse: “C’è un’intera provincia religiosa, dove i miei confratelli, di fatto, professano una sorta di ateismo pratico”. Nelle Università pontificie, dove si preparano i futuri professori delle facoltà teologiche e dei seminari, da cui escono i preti che formano i catechisti che a loro volta istruiscono i fedeli, si insegna una congerie di errori, nel migliore dei casi, vere e proprie eresie, in altri casi, senza che sia ammissibile che un’autorità, se pure ha conservato la fede del Catechismo, intervenga per censurare. Anzi, a partire da qualche anno, dal 2013 direi, se qualcuno coraggiosamente difende la fede del Catechismo della Chiesa cattolica in quegli ambienti ove il demonio lavora molto, rischia di essere censurato e sanzionato, dal momento che subisce un’incriminazione terribile: custodisce la dottrina, che è sempre cattiva, e non amare la pastorale di turno, un contenitore di ogni stranezza e di ogni errore, che è invece è sempre buona. Non mi attardo su questo punto perché è davvero desolante e non mi piace – per temperamento – aprire il cahier de doleances.
Pensiamo ai rimedi. I rimedi immediati sono due: anzitutto, diffondere e insegnare il Catechismo mostrando come la fede cristiana, nella sua essenzialità, risponda alle ragioni della ragione e alle aspirazioni più autentiche del cuore umano. Ed insieme al Catechismo un antidoto potente all’anarchia dottrinale che rattrista il Cuore di Cristo Maestro e Pastore, anzi Pastore perché Maestro e Maestro perché Pastore, è proprio la nostra MT. Lì c’è tutto quello che bisogna sapere per salvarsi l’anima, conoscere Dio, amarlo, servirlo e goderlo su questa terra e poi con felicità piena ed eterna nella beatitudine del Cielo. Un fedele che frequenta regolarmente la MT, sostenuto da una buona catechesi e formato da omelie degne di questo nome, scamperà alla pioggia di stupidaggini e di errori che cadono senza tregua come missili contro la fede dei nostri padri da giornali, come la Repubblica di Scalfari, televisione, siti internet, cattedre di esegesi, teologia, morale e liturgia, pulpiti, convegni pastorali, aule di de-formazione catechistica e chi più ne ha più ne metta.
Il Messale Tridentino
Nella sua candida semplicità, la MT, con il suo Messale autentico
breviarium fidei, ci fa fare un ripasso del Credo e della Storia sacra, ci comunica i Misteri della storia della salvezza, ci propone una selezione di passi della Scrittura e di insegnamenti dei Padri, che ispirano una parte considerevole dell’eucologia, ritroviamo le categorie portanti della fede pensata lungo i secoli in cui è stato formulato il dogma: creazione, peccato, redenzione, santificazione, vita eterna, in un’atmosfera orante che unisce spontaneamente la lex credendi alla lex orandi, che illumina e sostiene una buona lex vivendi, accompagnati dalla potente intercessione di Maria Santissima, Regina del Messale Romano del 1962, in comunione con quella Chiesa celeste che spesso ricordiamo nella MT, i cui abitanti ci fanno sentire meno soli e indifesi in questa valle di lacrime

Concludo. Anzitutto, elevando un sincero atto di ringraziamento a Benedictus XVI Magnus che ha incoraggiato la Chiesa a fare della liturgia il cuore della sua vita. Se la Chiesa celebra bene l’opus Dei, allora potrà portare avanti fedelmente e gioiosamente la sua missione nel mondo. Altrimenti, ogni ricetta pastorale, anche se formulata con slogan piacevoli per qualche giorno che accarezzano le orecchie dei media che li divorano e poi li dimenticano, sarà pula che il vento disperde. Il SP, l’apprezzamento per la MT e l’incoraggiamento ad usare la forma straordinaria del Rito Romano sono l’atto più importante, a mio avviso, del Magistero di questo Papa che ci ha insegnato a guardare al Cielo, a contemplare Nostro Signore Gesù Cristo e a incontrarlo nella Santa Messa. Sull’altare, quando si offre il Sacrificio secondo la MT, tutti guardiamo il Crocifisso: Stat Crux dum volvitur orbis. Allo stesso tempo, in questo luogo della Terra Santa Salesiana, dove è nato don Bosco, che ci ha insegnato ad amare il Papa e non Pio IX, quel don Bosco così caro a Papa Francesco, a nome di tutti esprimo un atto di deferente omaggio al Sommo Pontefice, accompagnato dalla nostra preghiera, quella preghiera che Egli stesso chiede costantemente per l’esercizio del suo ministero. Dio sa tutto, Dio può tutto. E a Lui, cui vogliamo bene perché è il Papa, idealmente facciamo giungere questo messaggio: ricordando il decimo anniversario della promulgazione del MP SP e rinnovando il nostro apostolato per la diffusione della MT, noi vogliamo agire sempre e solo ad laudem et gloriam Nominis Dei, ad utilitatem quoque nostram totiusque Ecclesiae suae Sanctae.

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