sabato 18 marzo 2017

Elezioni olandesi: fermato il "populismo"

Aldo Moro nella celebre foto delle BR
Ieri, 16 marzo, ricorreva il 39° anniversario del rapimento di Aldo Moro da parte delle brigate rosse.
Quì vogliamo parlare di Olanda e di Europa, ma l’avvenimento mi ha fatto ritornare alla memoria un passaggio della “dottrina” morotea. Lui riteneva che, ormai, il ciclo della DC fosse esaurito e l’ultimo servizio che il partito potesse rendere al Paese fosse quello di una transizione soft verso la sinistra. Il suo pensiero in merito si può ridurre al celebre motto: “Trattare; Duramente; Lentamente”.


Purtroppo, in modo analogo, molti pensano che, ormai, l’Europa sia destinata a diventare una nazione islamica. Il bello (anzi il brutto) è che la paura di questo evento paralizza, invece di smuovere ad una reazione razionale.
L’ultra destra di Wilders non ce l'ha fatta in Olanda. Pur vincendo ed aumentando il numero di seggi in parlamento non ha sfondato. La paura ha paralizzato i suoi simpatizzanti che, invece di reagire, hanno avuto paura della discontinuità.
In questo sono stati aiutati dalla manfrina indegna dei giorni precedenti il voto, perché io credo fermamente che di “manfrina” si sia trattato.
Dimostrazione turca e Rotterdam
Erdogan che invia un ministro a far campagna elettorale in Olanda per avere, a casa propria, i pieni poteri assoluti, dando così modo a Mark Rutte, primo ministro uscente olandese, di far la voce grossa contro i turchi con il seguito scontato: crisi diplomatica, convocazione degli ambasciatori, titoli d’apertura dei telegiornali, apprensione e fiato sospeso; I maggiorenti europei schierati a favore dell’Olanda contro le indebite pressioni turche. Risultato: Mark Rutte vincente, anche se sconfitto.
Scontato che l’olandese medio (non so come si traduca in olandese la “casalinga di Voghera”, ma spero che il concetto sia chiaro), si sia riconosciuto nella virile reazione del governo uscente contro l’invasione virtuale (virtuale?) dei turchi, confermando la fiducia all’esecutivo che ha mostrato tanta virilità nel contrapporsi al temuto dittatore turco ormai alle porte.
Agli occhi del “casalingo di Voghera olandese”, anche la tanto vituperata Europa si è guadagnata dei punti sul campo, visto che nel momento del bisogno si è schierata con l’Olanda alzando la voce contro tanto ardire turco.
Insomma: una tempesta in un bicchier d’acqua, tanto è vero che, ad urne chiuse, e prima ancora degli esiti, le polemiche turco olandesi sono sparite, i proclami di Bruxelles pure e tutto è tornato nella normalità. Chi (gli islamici), gioca sui tempi lunghi non ha voglia ne interesse ad affrettare i tempi.
Ma il “dopo elezioni” non è meno istruttivo del “prima”.
Anzi, forse lo è ancora di più, tenendo conto che il “dopo elezioni” olandese è comunque un “prima” per quelle tedesche e francesi.
La parola più gettonata del “dopo elezioni” è “populismo”. Poi c’è anche “xenofobo”, ma “populismo” vince alla grande. I titoli dei giornaloni nostrani sono monocordi oltre che concordi. E noi siamo trascinati ad andare loro dietro in questo ragionamento assurdo di etichettature balzane.
Se c’è un disagio, ed è indubbio che ci sia, perché tacciare di populismo chi il disagio lo mette in evidenza e propone ricette per mitigarlo o eliminarlo? Per non essere populisti occorre far finta che il disagio non ci sia ?
Oltretutto, se il disagio non ci fosse ed un partito politico facesse campagna su quelle basi perderebbe le elezioni perché parlerebbe di aria fritta, di problemi non percepiti, di disagi inventati. I problemi, invece, ci sono e sono talmente reali che hanno dovuto ricorrere, appunto, alle finte diatribe turco-olandesi di cui parlavamo sopra, per cercare di rifarsi una credibilità posticcia sia sul fronte immigrazione che su quello dell’unione europea.
Ormai la guerra si combatte con le etichette. Dal vecchio “fascista” al sempre verde “medievale” ai nuovi “omofobo” et similaria. Più l’etichetta è astrusa, meglio è. Più l’accusa poggia su nulla e più possibilità ci sono di rivestirla dei concetti negativi con cui si vuole etichettare l’avversario.
Non dipende dagli argomenti in discussione.
Di qualunque argomento si tratti, ad una etichettatura reale si può controbattere con argomenti logici mentre ad una targa inconsistente cosa vuoi contrapporre ? Parlare di aria fritta è il modo migliore per non parlare. Anzi è il modo migliore per parlare ai sentimenti, oscurando la mente e creare un corto circuito che by-passa il ragionamento e trasforma un tormentone fasullo in una realtà incontrovertibile.
Quindi “populismo” ! Lo sentiremo ancora in futuro. Lo sentiremo sempre di più. La Francia e la Germania incombono con le loro elezioni e “populismorimarrà sulla cresta dell’onda, tacciando con questo epiteto chi cerca di reagire ad un disagio e ad indicare una possibile soluzione.
A dire il vero non è che le idee di Wilders mi andassero proprio a fagiolo, pur essendo abbastanza vicine al mio pensare. Un estremismo può servire ad aprire delle strade, non a risultare vincente, soprattutto davanti ad un nemico subdolo, potente e determinato a vincere.
Marine le Pen
In Francia la Le Pen potrà avere qualche possibilità in più, ma, pur sperando di sbagliarmi, non credo che riuscirà a sfondare neanche lei. Non certo per mancanza di idee o di statura. Ma per mancanza di inquadramento del vero obiettivo che, a mio parere, è la crisi morale e di identità in cui l’Europa intera, per non dire tutto l’occidente, si dibatte.
In un mondo sempre più globalizzato, solo il dialogo può portare a comprendere i problemi reali e, poi, a pensare alle possibili soluzioni.
Ma per dialogare si deve essere convinti delle proprie idee, che non vuol dire arroganza, ma certezza di una verità da mettere in gioco. Allora, a viso aperto, si può cercare di capire le ragioni dell’altro in un confronto aperto. Ma se io non ho idee su cui fondare la mia identità, se non ho le basi su cui poter dire perché la terra che calpesto è mia, se il sangue e le lacrime, le gioie ed i dolori che i miei Padri hanno patito e goduto su questa polvere non mi dicono nulla, da dove viene la mia identità ? Ho una identità? Ho qualche valore da difendere? Se ho dei valori, quanto valgono? Cosa sono disposto a sacrificare per affermarli e gridarli dai tetti? Ezra Pound per averle gridate ha trascorso molti anni in un manicomio criminale, ma le sue idee sono sempre attualissime, come i suoi versi, mentre dei suoi aguzzini non si ricorda neanche più il nome.
Ezra Pound
Foto segnaletica alla sua cattura - 1945
Purtroppo mi sembra che neanche la Chiesa cattolica si renda conto veramente dei valori in gioco e del cambiamento epocale in cui siamo incanalati nostro malgrado.
La tradizione che abbiamo alle spalle non è più una base salda ed un trampolino per il futuro. La tradizione, per molta parte del cattolicesimo moderno, a seconda delle inclinazioni e delle tendenze, è qualcosa di cui vergognarsi, oppure qualcosa da interpretare per stare al passo con i tempi, qualcosa da rinnegare per aprirsi a futuri luminosi e progressivi, qualcosa da studiare per evitare di fare errori, magari molto altro del genere, ma mai una base solida su cui appoggiare le nostre certezze per vivere serenamente oggi e progettare il futuro.
Per curare una malattia occorre agire sulle cause invece che cercare di alleviare i sintomi o adottare rimedi temporanei.
La colonizzazione islamica è in atto e ci forniscono loro stessi, gentilmente, la corda a cui impiccarci.
Noi continuiamo a fare i buonisti, mettendo la testa sotto la sabbia per non vedere i problemi che, non affrontati, incancreniscono e si trasformano in tragedie. Si dice che “governare è prevedere”. Ma cosa c’è da prevedere se si ignora perfino la realtà sotto i nostri occhi?
In Olanda, su 17 milioni di abitanti, 3,8 milioni sono cittadini non olandesi, di cui la metà, 1,9 milioni viene da paesi extracomunitari. Teniamo anche conto che l’Olanda non ha i problemi economici che attanagliano noi italiani. La crescita prevista per il 2017 è del 2 %, contro una media UE dell’1,6 ed una previsione italiana dello 0,9 %. La disoccupazione è un po' sopra il 5 % contro una media europea del 9,6 % mentre il dato italiano supera il 12 %, per non parlare della disoccupazione giovanile che naviga attorno al 40. Il loro rapporto deficit/PIL è l’1,4 %. I loro servizi sociali sono buoni ed efficienti. Quindi il loro “disagio” non è economico, ma esistenziale. Si rendono conto di aver perso la loro identità. Sono all’avanguardia nelle “libertà” di qualsiasi tipo, dall’eutanasia alle unioni gay e compagnia cantando, ma non hanno più anima e coscienza. La Chiesa cattolica in Olanda, del resto, è al lumicino.
Oggi, 17 marzo 2017, Erdogan ha “consigliato” i turchi residenti in Europa a fare almeno 5 figli. Con la prole e l’immigrazione, la conquista indolore, da parte loro, è assicurata. Quando dal 10 – 15 % si arriverà al 30 – 40 % di popolazione islamica, per poi andare oltre, cosa si farà? Partiti islamici saranno fondati e si presenteranno alle elezioni molto prima. Lo scenario prospettato da Houllebecq nel suo romanzo “sottomissione” è già in atto.
Sembra inutile dire, adesso, che il primo ministro ungherese, Orban, aveva ragione quando, era il 2015, aveva posto il problema di una clausola segreta nell’accordo della Merkel con Erdogan: 500.000 profughi all’anno in Europa. All’epoca Orban era stato messo alla berlina ed emarginato. Anche il nostro ministro degli esteri, attuale Presidente del Consiglio, si era ritenuto in diritto di alzare la voce per attaccarlo. Poi l’Europa ha concordato 3 miliardi di Euro, aumentati a 6, da riconoscere alla Turchia per il “favore” di fermare i profughi, concedendogli anche l’arma aggiuntiva di utilizzarli come ricatto all’Europa stessa. I 200.000 “profughiconcordati sono lievitati a 300.000, poi ai 500.000 denunciati da Orban e sempre negati, mentre ora, a gioco scoperto, il tutto ci viene venduto come un enorme vantaggio rispetto ai milioni che si sarebbero riversati alle nostre frontiere senza l’accordo con la disponibile Turchia.
Adesso che il gioco è palese, cosa rimane, se non lo smarrimento? Lo smarrimento di chi (nel paese della Merkel) ha pensato alla necessità di mano d’opera a basso costo per mantenere la potenza economica, senza guardare al domani; lo smarrimento di chi, in Olanda, comincia ad avere la certezza che il sorpasso degli immigrati rispetto agli indigeni è più vicino di quanto si credesse.Ma anche lo smarrimento dei burattinai che muovono tutta la scena da dietro le quinte. 
George Soros

Le coscienze si stanno risvegliando e qualche granello di sabbia deve essere finito nei meccanismi che, per quanto bene oliati, iniziano a registrare qualche attrito imprevisto. L’elezione di Trump e l’oblio dei Clinton e degli Obama negli Stati Uniti. La brexit. Le elezioni olandesi che stavano per diventare un incubo per le loro strategie. I sentimenti anti europeisti montanti in tutto il nostro continente. Le elezioni francesi e tedesche alle porte …….
Ricordiamoci, però, che i burattinai non demordono facilmente dai loro intenti e non tradiscono mai i propri interessi.
Aspettiamoci altre mosse di lor signori per poter continuare con i loro giochetti sulla nostra pelle.
Il sentimentalismo ed il buonismo è sempre una buona opzione per mettere da parte la ragione e far decidere al cuore sull'onda di emozioni indotte e passeggere. Ricordate la foto del bambino morto sulla spiaggia turca? Ha fatto il giro del mondo nel momento giusto per firmare gli accordi euro-turchi.
Usare il sentimentalismo, però, non basterà per sopperire al senso di smarrimento sempre più radicato, così come non basterà etichettare di “populismo” le istanze che sempre più affiorano dal profondo. Non basterà neanche smentire e ridicolizzare gli “Orban” che avranno il coraggio di denunciare che il Re è nudo. 
Tocca solo a noi far avere vita dura ai burattinai di turno.

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