venerdì 17 luglio 2015

FALCE E MARTELLO, LA PRESA ED IL CULATELLO

Papa Francesco riceve da Evo Morales il crocifisso blasfemo


Falce e martello, la presa ed il culatello.

E si. Non possiamo nascondere che l’oggetto strano che vedete nella foto ha già fatto più volte il giro del mondo e non tende a fermarsi.

Potremmo esimerci dal commentarlo ?
Certo che potremmo, ma lo commentiamo ugualmente un po’ fuori dalle righe.

Oggi, inoltre, dobbiamo ricordare due avvenimenti importanti : la presa della Bastiglia, avvenuta il 14 luglio 1789 ed i funerali del Cardinale Giacomo Biffi, che stanno avvenendo mentre scriviamo.
Ieri, 13 luglio era l’anniversario della terza apparizione di Fatima.
Chissà perché pochi lo hanno ricordato. Le parole di Maria Santissima saranno ormai di normale routine, come quando suona il postino alla porta. Va beh !
Il Cardinale Biffi è stato maestro, oltre che di teologia e di vita vissuta in Cristo, anche di ironia graffiante e, chiedendogli scusa per l’accostamento, siamo certi che dall’alto dei cieli si farà un sorrisetto e ci perdonerà  se cercheremo di accostare il culatello della sua terra d’adozione alla presa della Bastiglia per “contestualizzare” un terzo avvenimento : la presa per il culatello da parte di Evo Morales.
Del resto se il ricordo della Nuova Bussola quotidiana (Vedi qui) prevede anche un bel piatto di tortellini fumanti con il Cardinale, non vediamo perché noi non possiamo pensare che in paradiso non sia reperibile del buon culatello doc.



Allora: andiamo a commentare i due avvenimenti a corollario del terzo: uno è tragico, perché la morte ha sempre risvolti tragici, mentre l’altro, pur inducendo commozione e raccoglimento, per molti è gioioso perché apre le porte di un mondo nuovo con prospettive meravigliose. 
Il Cardinale Giacomo Biffi - R.I.P.
Quello del ritorno al padre del Cardinale Giacomo Biffi è senza dubbio fra questi.
Avendo vissuto da innamorato di Gesù Cristo, chissà quale gioia nel vederlo in tutto il suo splendore, poter essere stretto tra le sue braccia già spalancate ad  attenderlo nella dimora celeste.
Non possiamo che gioirne e chiedere al Sant’Uomo di pregare anche per la nostra salvezza.
Oltre all’amore per Gesù ed all’impegno a divulgare il Suo Vangelo e difendere la Sua dottrina aveva anche il dono di vedere i fatti del mondo dall’ottica dei più piccoli, proprio come Gesù ha insegnato.
C’è un curioso aneddoto del 1977, ricordato da “papale papale,com” (Vedi qui) dove il Cardinale ricorda un amabile invito a pranzo da parte del Papa Giovanni Paolo II. Biffi consiglia il Santo Padre di evitare di chiedere troppe volte perdono, per evitare di essere frainteso. Giovanni Paolo II risponde : “E’ vero. Bisogna pensarci”. Purtroppo, proprio come Biffi temeva, il suo cammino di penitenza e perdono è stato trasformato in un volgare atto d’accusa contro la Chiesa.
Del resto, come lo stesso Biffi ricorda in un suo libro (la bella la bestia e il cavaliere – Jaka book – 1984) richiamato in altro articolo della Nuova bussola quotidiana (Vedi qui), che il mondo appare proprio capovolto ed  abbiamo da riflettere ancora oggi, a 31 anni di distanza dalla pubblicazione: “A esaminare con attenzione alcuni testi ecclesiastici recenti (del 1984 n.d.a.) (per esempio, alcuni formulari suggeriti da qualche parte per le preghiere dei fedeli) si ha l’impressione che i due vocaboli «mondo» e «Chiesa» rispetto all’uso di prima si siano semplicemente scambiati di senso. Si implora sempre infatti che la Chiesa capisca, riconosca, si converta, abbandoni il suo egoismo e la sua volontà di potenza ecc.; e per contro si prega perché il mondo venga riconosciuto e appagato nelle sue aspirazioni, aiutato nelle sue necessità, esaltato nei suoi valori. Ad ascoltare certe celebrazioni del mondo viene da domandarci perché mai a Gesù Cristo sia venuto in mente di fondare la Chiesa, peggiorando notevolmente le cose. (…)
La presa della Bastiglia - dipinto di Jean Pierre Monel

L’inizio della rivoluzione francese, invece, è uno di quei tragici avvenimenti che poi ti ritrovi fra gli inciampi anche due secoli dopo con quel tanfo mortifero ammantato della luce illuminata di chi pensa all’oggi, tuttalpiù al domani non sapendo pensare all’eternità.
Come diceva Jacques Baiville “il popolo francese che commemora la presa della Bastiglia assomiglia ad un uomo che festeggia l’anniversario del giorno in cui ha preso il tifo”.
Molti, ancora oggi, inneggiano alla rivoluzione francese come un faro di libertà, come l’avvenimento che finalmente ha aperto gli occhi e la mente ad una umanità ottusa e soggiogata dal potere dei re e degli imperatori e da quello idolatrico della chiesa cattolica.
Non staremo a perdere tempo nel confutare queste falsità.
Chi ha voglia ha solo l’imbarazzo di scelta nella vasta storiografia che, però, non troverete facilmente.
Le morti e gli stravolgimenti portati dall’ideologia dei lumi gridano tuttora vendetta a Dio.
Molti filosofi che in buona fede avevano abbracciato le idee illuministiche se ne allontanarono dopo pochi anni appena capirono che il terrore non era solo uno slogan, ma l’attuazione pratica di ghigliottinamenti di massa a fronte di un semplice sospetto, di una delazione interessata o anche molto meno.
Le suore carmelitane ghigliottinate a Compegnienge
La Vandea non viene quasi mai nominata.
C’è un film “I dialoghi delle carmelitane” che descrive il processo subito dalle suore carmelitane, condannate a morte e ghigliottinate cantando senza che neanche una abiurasse per avere salva la vita, neanche le più giovani.
E’ difficile da credere ma neanche in "You Tube" è reperibile la versione italiana del film.
Si trovano diversi spezzoni in lingua spagnola ed in francese.
Molte interpretazioni dell’opera teatrale con la maestosità della musica a far da cornice al martirio, ma neanche una edizione italiana del film.

Ma non tergiversiamo e lasciamo questi fatti marginali per tornare alle cose serie.
La presa della Bastiglia, unita al culatello che il Cardinale Biffi amava tanto, fanno un bel coctail sintetizzato dal divo Evo Morales e dai suoi regali al Romano Pontefice immortalati nella foto di inizio articolo.

La performance di Evo Morales si sarebbe potuta chiudere con quella foto; con la perplessa espressione del Pontefice nel comprendere che quel pezzo di legno donato dal demagogo boliviano era un Cristo appeso su una falce e un martello.
Poi, però, il portavoce padre Federico Lombardi ha cercato di metterci una toppa e peggiorando di molto il buco ci ha spiegato, punto per punto, che :
Punto primo : "il crocifisso interessato ha una sua dignità perché disegnato da padre Luis Espinal, gesuita, assassinato sotto la dittatura nel 1980";
Punto secondo : il simbolo “non aveva intenzione di manifestare nulla di ideologico ma l’apertura del dialogo che allora si doveva vivere con tutte le persone che si impegnavano per cercare la libertà e la giustizia nel paese";
Punto terzo : quella discutibile opera d’arte “va vista nella sua origine, nel tempo in cui è nata
Si tratta, insomma, di "contestualizzare" il tutto e di certo – aggiungeva, bontà sua, il portavoce – una cosa così non si può appendere nelle chiese.
La nuova verità, dunque, è che il trittico Cristo-falce-martello può essere simbolo di dialogo, e che soprattutto in quell’immagine non v’è nulla di ideologico
Cercando di capire, seguendo i punti del reverendo portavoce, non possiamo che constatare:
punto primo : Se uno fa una cazzata, ma poi muore (se muore ammazzato è anche meglio), la cazzata in questione assurge di diritto a dignità eccelsa. La famosa cazzata maxima.
Punto secondo : E’ risaputo che i simboli non hanno mai nulla di ideologico, ma servono solo per aprire dialoghi con chi si impegna a cercare libertà e giustizia. Nel caso della falce e del martello è talmente palese, con i milioni di martiri passati a miglior vita, che non necessitano altri approfondimenti.
Qualcuno si chiederà, invece, perché il simbolo della svastica, noto simbolo indiano di alcuni millenni or sono, venga invece ricordato associandolo ad un movimento politico tedesco che tante gioie ha dato al mondo intero tra gli anni 20 e 45 del secolo scorso.
Punto terzo : L’opera d’arte va vista nella sua origine, nel tempo in cui è nata.
La Pietà - Michelangelo
Notoriamente le vere opere d’arte, fuori dal loro conteso e dal loro tempo non rendono bene l’idea dell’artista, quindi possono essere travisate.
Come gli eroi, che dopo l’atto eroico dovrebbero morire, perpetuando all’infinito quell’istante eterno, così le opere d’arte dovrebbero sparire per non correre il rischio di interpretazione inopportuna.
Per chi fosse perplesso possiamo assicurare che l’appalto per dare una mano di biacca al soffitto ed alle pareti della cappella sistina è già in corso.
Al “critico d’arte” che alcuni anni fa prese a martellate la Pietà di Michelangelo sta per essere conferita una medaglia al valore, insieme ad una reprimenda per aver iniziato l’opera, ma non averla portata a compimento
Questo Evo Morales, a nostro parere, deve essere un intenditore della realtà moderna che nessuno finora aveva disvelato nelle sue pieghi più recondite.
Capisco che per voi poveri cristi (con la minuscola) il discorso può sembrare oscuro.
Arrivo e mi spiego.
Senza dubbio saprete che Gesù Cristo, Figlio di Dio, si è fatto uomo ed è morto per noi, in remissione dei nostri peccati. Se non lo sapeste, andatevelo a leggere.
Ci sono dei libri (si chiamano Vangeli) che dovrebbero essere annunciati.
Qualcuno dice che devono essere annunciati in modo nuovo, ma ATTENZIONE a non farvi ingannare.
I Vangeli sono sempre quelli. La vulgata corrente dice che bisogna annunciarli in MODO NUOVO. e NON che bisogna annunciare DEI NUOVI VANGELI.
Questo è bene che ve lo mettiate bene nella zucca una volta per tutte.
Chiarito ciò andiamo avanti.
Come è morto Gesù Cristo ? E’ morto in croce, in remissione dei peccati e per la salvezza di tutti i peccatori.
La Croce, quindi, è il simbolo del patimento ultimo con cui Dio, offrendo in sacrificio il proprio Figlio, ha redento l’umanità ed ha creato una nuova ed eterna alleanza per la salvezza dei molti (non dei TUTTI – diffidare delle traduzioni automatiche di google).
Dopo duemila anni dagli avvenimenti narrati, però, non è che il genere umano si sia proprio redento, anzi !
Pensate veramente che un bel repulisti, tipo diluvio universale, sarebbe proprio fuori posto ?
Magari senza esagerare, ma qualche novella Sodoma e Gomorra non sarebbe il caso di riproporla in modo realistico in 3 D ?
E se ci andasse di mezzo anche Saviano sarebbe proprio un guaio ?
Ma Dio è misericordia, e non la pensa come me.
Anche perchè sa che non servirebbe a nulla.
Il giorno dopo, passata l’umidità del diluvio, o spenti gli ultimi incendi dei fulmini, si tornerebbe come prima.
Allora ha creato menti illuminate che ci ricordino i guai che abbiamo combinato e continuiamo a combinare in questo atomo di mondo.
Evo Morales è stato incaricato di ricordare i milioni di morti, martirizzati anche in nome di Cristo, da una strana entità chiamata “comunismo”.
Quale miglior modo di ricordarlo se non sostituendo la Santa Croce con la falce ed il  martello ?
Quello che è avvenuto ogni giorno nell’ultimo secolo, è bene ricordarlo sostituendo alla Croce i simboli della disperazione cosmica chiamata comunismo che, procurando milioni di morti, credeva di cancellare la Croce primordiale.
Occorre ricordarlo visto che qualcuno potrebbe anche dimenticarselo, ed Evo Morales lo ha fatto.
Visto che il comunismo non è l’unico guaio dell’umanità, anche se senza dubbio è stato il più grosso, occorrerebbe ricordare anche gli altri attori della tragi-commedia cui il genere umano sta assistendo da secoli.
Amleto con il teschio di Yorick
Un Gesù “appeso” ad una ghigliottina, ad esempio, non sarebbe male e, guarda le combinazioni, ne parlavamo proprio sopra.
Magari non appeso, ma “sottoposto” ad una ghigliottina.
Ci potrebbe anche essere un seguito con Gesù Cristo, risorto, che va da Robespierre con la testa sotto il braccio a chiedergli conto dei suoi peccati.
Purtroppo l’idea me l’ha già fregata un drammaturgo inglese che si è inventato un certo Amleto che gira con il teschio del finto padre tra le mani.
Le ripetizioni è bene evitarle.

Una croce formata da due sigarette di sostanze strane non sarebbe male. Anzi !
Oserei dire che l'idea sarebbe stupefacente.
Con tutti i morti ammazzati sull’altare della chimica perversa, anche questo sarebbe da ricordare.

Non sarebbe poi male un Gesù Cristo trucidato dai giornali !
Qui, però, dobbiamo fermarci perché  (come insegna Charly Hebdo) ha già trovato modo di ricordarlo la "concorrenza" con sede alla Mecca. 
Ma il messaggio non mi sembrava fosse propriamente un inno all’amore.

Un Gesù Cristo sacrificato on line, sui computer, sarebbe invece quanto di più attuale ci possa essere.
Com’è che nessuno ci ha ancora pensato ?
Purtroppo devo correggermi.  Ci hanno già pensato ..... e lo fanno ogni giorno.
Però, chissà perché, non amano pubblicizzarlo.
Ebbene, proprio il pubblicizzarlo potrebbe essere una grande rivelazione.
Quante anime traviate da internet. Quante falsità raccontate in rete. Quanti bambini e ragazzi traviati e avviati sulla  strada della perdizione.
Quanti adulti presi per mano e portati a rendere omaggio al dio denaro, al dio sesso, al dio potere.
Far morire Gesù sul computer, in streaming mondiale, potrebbe essere quanto di più reale. Anzi, a dire il vero, sarebbe la milionesima replica di quello che, senza rendercene conto, viviamo ogni giorno ridendoci pure sopra.

Dom  Helder  Camara
No ! Questa idea meglio scartarla.
Per quanto ci si possa sforzare di renderla realistica, eventualmente sfruttando effetti speciali, sarebbe solo una pallida imitazione di quello che accade realmente.
Quindi non renderebbe affatto l’idea.
Però ribadiamo, tornando all’idea originale, che EVO MORALES ha avuto una ottima intuizione nell’appendere Dio fatto uomo alla fonte principale dei crimini ed al padre dei peccati:  la falce ed il  martello.
Meno male che qualcuno ci ha svegliato dal torpore e ce lo ha ricordato.
Speriamo solo che non ritorni anche Gianni Minà a cantarci nuovamente le lodi eterne di san Fidel, san Chavez, san Ortega e san Morales.
Giunge comunque notizia che per san Helder Camara si sta attrezzando, ma con base a Roma e non a Cuba o in Brasile.


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