giovedì 7 aprile 2016

Vigilia di Amoris Laetitia

Vigilia di Amoris Laetitia


Il 19 marzo è stato firmato da Papa Francesco il testo delll'istruzione “Amoris Laetitia” che dovrebbe basarsi sul documento finale del Sinodo sulla famiglia che si è concluso il 25 ottobre dello scorso anno e che sarà pubblicata a giorni, forse già domani stesso.

La lunghezza prevista, oltre 200 pagine, induce a pensieri poco positivi. Quando si è lunghi, in genere si è poco chiari.

A volte, però, la mancata precisione è uno degli aspetti voluti e ricercati.

Oltretutto l’argomento principe verte sulle indicazioni che verranno date per i divorziati risposati sperando che gli argomenti relativi all’omosessualità siano stati definitivamente chiariti, anche se non si sa mai.
L'informato Card. Kasper afferma che il documento di Papa Francesco farà voltare pagina alla Chiesa dopo 1.700 anni. L'altrettanto informato Melloni lo commenta pure, come se l'avesse già interiorizzato riga per riga e lo spiega al volgo, con le interpretazioni di scorta per cattolici adulti analfabeti.

Molti hanno commentato queste interpretazioni estemporanee in assenza del testo. Io non mi straccio le vesti e non mi scandalizzo per quello che, in realtà, è solo un “deja vu”.

Cercando di valutare le condizioni al contorno, cioè le reazioni dei media alla pubblicazione, riflettendo anche sulle notizie che hanno fatto da contorno alle tre settimane di dibattiti del Sinodo, così come alla pubblicazione dell'Istrumentum laboris e, prima ancora, sulle prime risultanze del pre-sinodo del 2014 si vede benissimo che è tutto già “prefabbricato” e “già visto”.

Basta prenderne atto ed agire di conseguenza con, a mio parere, una aggiunta non da poco: le interviste e le dichiarazioni di Kasper, Melloni & C. non sono semplicemente le opinioni interessate di chi vuole tirare per la giacchetta un testo che, qualunque sia, non può modificare la Dottrina. Sono “ordini di scuderia” per la pletora di commentatori, imbonitori e divulgatori che devono portare il verbo interpretativo della scuola di Bologna sino ai confini del mondo.
Indipendentemente dal contenuto della Amoris Laetitia, dicevo, la strada per la sua divulgazione sarà quella tracciata e collaudata per la “spiegazione” del C. V. II.
Per ricordare di cosa si tratta basta riprendere quanto lucidamente spiegato da Papa Benedetto.
Si sono svolti due concilii : Quello dei Padri conciliari che hanno redatto e pubblicato i documenti finali, e quello che si è svolto sui media prima, durante, ma soprattutto dopo la conclusione del Concilio stesso.
Il Concilio dei Padri aveva ribadito la validità della Liturgia, aveva caldeggiato l'uso del canto gregoriano, aveva elogiato ed incentivato l'uso del latino, ecc.
Il concilio dei media ha cancellato ed ha stravolto tutto quanto elaborato e scritto convincendo molti (per fortuna non tutti) che c’era un nuovo spirito e che a questo bisognava adeguarsi. Anzi, che quello era il punto di partenza, poi la fantasia avrebbe provveduto agli adeguamenti futuri, in base all'evoluzione delle mode.
E’ su questa falsa riga che, anche se il testo non c'è ancora, i commenti (Kasper, Melloni & C.) sulla Amoris Laetitia ci sono già.
In realtà non sono “commenti” ma, è chiarissimo, indicazioni della strada da seguire, da percorrere, da battere, da indicare a chi (la quasi totalità) non andrà neanche a leggere cosa ha firmato Papa Francesco, ma si baserà sui lanci d’agenzia, sui titoli dei giornali, sulle elucubrazioni dei vari apprendisti stregoni, da Enzo Bianchi in giù.
Basta leggere, in quest'ottica, quanto hanno scritto gli esimi Kasper e Melloni sopra ricordati :
Iniziamo da Melloni :

Nessuna spaccatura. Ma una sintesi, tra rigoristi e progressisti. Francesco disorienta ancora una volta chi sperava di "incastrarlo" nel dibattito sinodale sulla famiglia e sulla comunione ai divorziati. O chi pensava di mettere in contraddizione, dentro il sinodo e nella platea dei fedeli, la supposta rigidità di una "dottrina" con una "apertura" che il Papa sintetizza nell'espressione "misericordia". L'Esortazione post-sinodale su cui oggi Francesco apporrà la sua firma, conterrà proprio questa combinazione di elementi. E l'operazione di chi puntava su uno strappo è clamorosamente fallita.
Fondamentale è la parola “incastrare”. Si evince che il Sinodo che Papa Francesco aveva convocato in due sessioni separate, ad un anno di distanza una dall'altra e richiedendo la più ampia libertà di espressione in modo che venisse dal dibattito tutto quanto lo Spirito Santo poteva far discendere nelle menti illuminate dei Padri sinodali, in realtà era una trappola di qualcuno che cercava di “incastrare” il Santo Padre.
Però Francesco non si è lasciato “incastrare” e gli illuminati commenti chiarificatori di Melloni, che lo interpretano autenticamente, ne sono la conferma. Ovvio che chiunque non si conformasse a detti illuminati commenti sarà un potenziale “incastratore” e, come tale, da mettere all’indice. Fra le altre accuse che dobbiamo aspettarci, quindi, quella di “incastratori” sarà fra le più gettonate.
In seconda battuta, non c'è nessuna contrapposizione fra una “rigida” dottrina ed una ipotizzata “apertura” del Papa. Entrambi gli elementi saranno contenuti nell'Esortazione e saranno sintetizzati nell'aspetto misericordioso del Padre, quindi lasciando con un palmo di naso chi ipotizzava uno “strappo”.
Nessuno strappo.
Solo misericordia ed abbraccio ai fratelli ed alle sorelle che hanno sbagliato e sbagliano.
La misericordia è una bella coperta che copre tutto.

Altro passo significativo da memorizzare è il seguente :
Il Pontefice, coerentemente con la riforma del linguaggio del pastorale e del dottrinale che è al cuore del concilio Vaticano II, pensa che una dottrina che non includa la misericordia sia solo una ideologia. E che una "apertura" che non abbia la pretesa di dire la verità che è la persona di Gesù Cristo, sia solo una operazione di marketing. Ha allora superato lo scoglio chiamando a responsabilità i vescovi a cui restituisce poteri effettivi, segnando, come ha detto il cardinale Kasper, una vera e propria "rivoluzione".

Vogliamo tradurre anche questo nel linguaggio degli ordini e delle disposizioni per le truppe cammellate melloniane ? E traduciamolo, visto che i punti di riflessione sono molti !
Anzitutto il passaggio dal “dottrinale” al “pastorale” e viceversa che è già stato vittoriosamente sperimentato nel Concilio Vaticano II. Melloni ricorda che occorre solo ripetere la procedura e, quando la “novità” diventerà “prassi quotidiana”, termine mutuato dalla fallimentare ideologia marxista, nessuno se ne accorgerà più.
In seconda battuta, l'apertura riguarderà solo quello che dice Gesù Cristo, altrimenti sarebbe smascherabile come operazione di marketing e, siccome Lui è misericordia, basta scegliere le citazioni giuste e l'abbraccio dei fratelli e delle sorelle è garantito.
Terzo punto, che potrebbe sembrare marginale, ma è importantissimo, qualora qualcuno fosse duro di comprendonio e, essendo un probabile nullafacente, andasse a leggere anche altre parti dei Vangeli dove Gesù dice altre cose, lo scoglio è comunque superato perchè la responsabilità sarà dei Vescovi, come per la decentralizzazione della Sacra Rota, quindi, nel caso, le strade da seguire saranno 2 :
  1. attendere l'acquisizione della nuova “prassi” da parte dei Vescovi più “misericordiosi” per poi attaccare gli altri di arretratezza medievale, spronandoli a mettersi, anche se in ritardo, al passo con i tempi;
  2. attendere che il Padre Eterno chiami a Se i suoi figli Vescovi più restii, preparando già la sostituzione con giovani leve più aperte alla misericordia ed all'accoglienza.

Dove sia la rivoluzione in realtà non si capirebbe, se non cercando di comprendere il messaggio in codice, in realtà non troppo codificato, visto che l’autonomia dei Vescovi c’è sempre stata per annunciare Cristo e la Sua Parola nella propria Diocesi.
Illuminanti, in questo senso le parole del Cardinale Ratzinger (non ancora Benedetto XVI) in “Rapporto sulla Fede” con Vittorio Messori – Ed. San Paolo – 1985 dove, parlando delle Conferenze episcopali nazionali afferma :

Il collettivo non sostituisce la persona del Vescovo il quale è l'autentico dottore e maestro della fede per i credenti affidati alle sue cure”, anche perchè, insiste, “si tratta di salvaguardare la natura stessa della Chiesa cattolica che è basata su una struttura episcopale, non su una sorta di federazione di chiese nazionali”.

Quindi, “superare lo scoglio chiamando a responsabilità i vescovi a cui restituisce poteri effettivi” è solo una segnalazione ad agire sui vescovi sfruttando le tendenze di ognuno ad essere di “manica larga” per “interpretare” la volontà di Dio e delle tradizioni della Chiesa.
L’accesso all’Eucaristia non è un diritto, anzi, se prima di ricevere il corpo di Cristo non si è provveduto a purificarsi e trasformare il proprio corpo in un Tabernacolo immacolato per accogliere l’Altissimo. L’unico modo per farlo è accostarsi al sacramento della confessione dove, a seguito del pentimento dei peccati commessi ed all’impegno a non ripeterli per il futuro, si acquisisce l’assoluzione del Padre e si ritorna al candore battesimale.
Che non ci sia spazio per interpretazioni “terze” dovrebbe essere palese, vista l’estrema chiarezza dell’insegnamento magisteriale. Solo per citare alcuni passi, pur nell'imbarazzo della scelta, ma senza abusare della pazienza del lettore, segnaliamo :
(San Pio X, Catechismo maggiore, n. 632) "Chi si comunicasse in peccato mortale, riceverebbe Gesù Cristo, ma non la sua grazia, anzi commetterebbe sacrilegio e si farebbe meritevole della sentenza di dannazione" .
(San Giovanni Paolo II, Discorso ai membri della penitenzieria, 30 gennaio 1981) “…vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma inculcata da san Paolo e dallo stesso Concilio di Trento, per cui alla degna recezione dell’Eucaristia si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale" .
(Catechismo della Chiesa Cattolica, §1385) “Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla Comunione" .
(San Giovanni Paolo II - Ecclesia de Eucharistia, 17-4-2003 § 36) "Desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha concretizzato la severa ammonizione dell'apostolo Paolo affermando che, al fine di una degna ricezione dell'Eucaristia, «si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale»" .

Però lo stesso Papa Francesco, l'8 dicembre 2015 ebbe a ricordare che il Concilio Vaticano II è stato un “progresso nella fede”.
Interpretazione più autentica di così è impossibile averla.

Del resto il lessico che io sto utilizzando è, volutamente, quello che è stato utilizzato su tutti i media per i commenti del doppio Sinodo: lo scontro era tra “progressisti” e “rigoristi”, cioè tra chi si apriva al nuovo e cercava di utilizzare la misericordia del Padre e tra chi si racchiudeva in modo gretto e senza amore per i fratelli applicando le “regole” che anche San Paolo aveva stigmatizzato duemila anni or sono come sorpassate e rimpiazzate dallo Spirito (il senso degli scritti paolini è molto diverso, ma pensate che lor signori vogliono sottilizzare su questo ?).

Questi aspetti si collegano con il secondo punto della strategia: attendere il trapasso e sostituire i non allineati con soggetti “catechizzati” alla bisogna.
A dire il vero anche questa strategia non è propriamente nuova. Da tempo i riflettori modernisti sono puntati sugli uomini di Chiesa. A volte per monitorarli, a volte per oltraggiarli, a volte per far filtrare notizie atte a metterli in cattiva luce e squalificarli.
A volte, semplicemente, come monito, per una pressione psicologica indiretta, ma tale da far sentire il fiato sul collo ed indurre ad evitare sovraesposizioni ad eventuali Pastori non propriamente avvezzi alla pubblica tenzone, oppure a procurare una autocensura in soggetti schivi e pacifici o ancora a far capire, ad eventuali carrieristi non dichiarati, che è meglio rimanere allineati e coperti all'ombra della cordata vincente, se si vuole progredire in onori e prebende che, ovviamente, nessuno chiede e nessuno pretende ma a cui si aspira per “spirito di servizio”.
Questo è forse, se si può fare una classifica degli abomini, quello più perverso e, come ricordavo sopra, non è da oggi che questa strada viene percorsa in modo palese.
Già nel libro “L'inizio di papa Ratzinger” (maiuscole e minuscole sono del testo), di Alberto Melloni, edito da Einaudi Torino – Marzo 2006, le pagine da 138 a 147 sono dedicate proprio a questo. 

Ad un anno dall'elezione del Pontefice, pur nelle sfide iniziate da Giovanni Paolo II e proseguite da Papa Ratzinger, si dedicano ben 10 pagine a segnalare la proroga del Card. Ruini alla presidenza CEI, a commentare negativamente la nomina a Monsignore di Luigi Negri, (qualificato come prete di CL e autore di un pamphlet dai toni apologetici nei confronti delle crociate), oppure la nomina ad arcivescovo di Cracovia di Stanislao Dziwiscz a cui veniva imputata la tremenda colpa di essere stato segretario del defunto Pontefice che, a sua volta, proveniva dalla stessa sede dove il nuovo arcivescovo è destinato, ecc.
Del resto nelle stesse anticipazioni dei giorni scorsi Melloni non si esime dal ripercorrere le stesse strade, che evidentemente devono essere dissodate di continuo per segnalarne l'importanza agli adepti. Ed allora giù a riempire d'improperi il Cardinale Sarah.
Secondo Melloni, Il Papa “ha riferito che sarebbe rimasto impressionato dalla linea di contrarietà esplicita e plateale assunta su questo punto dal cardinale africano Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti. Sarah - esattamente come nella comunione anglicana - è punto di riferimento del conservatorismo africano e il raccordo naturale di molti dei padri sinodali di quel continente”.
Non si limita, però a questo, si spinge a citare molti altri nomi che tralascio e che si possono vedere nell'articolo anche perchè, ripeto, quello che conta è capire la strategia e i segnali che si mandano a chi deve riceverli.
Questa è, dunque, la linea che sarà proposta da tutto lo schieramento modernista. L'ordine di scuderia è chiaro e le truppe sono pronte ad accodarsi alla scuola di Bologna.
Potrebbe rimanere un dubbio sul significato della frase del Cardinale Kasper sul “voltare finalmente pagina dopo 1.700 anni”.

Visto che nel 315 non è accaduto nulla di importante, ai fini dei nostri ragionamenti, e neanche nel 316 vi è qualche pronunciamento significativo da ricordare, la frase è anch'essa una sorta di messaggio in codice.
Normalmente si direbbe “dopo 2.000 anni si cambia pagina”, ma è qualcosa di indefinito, di aleatorio. Parlare di 1.700 dà l'idea della data precisa. Ancora meglio sarebbe stato citare gli anni esatti per risalire, ad esempio, al Concilio di Nicea o ad altri documenti della tradizione cattolica. Citare il nulla, ma con esattezza, rende molto di più l'idea a chi è disinformato, cioè al 95 % della popolazione che si professa cattolica e, se proprio costretta, va alla Santa Messa a Pasqua o per qualche matrimonio o funerale.
Dare l'idea di sapere bene di cosa si parla è il modo migliore (pensa il caro cardinale) di dare l'idea di autorevolezza, e del resto basta ripetere un numero sufficiente di volte una notizia falsa perchè sia accettata come vera nell'immaginario collettivo.

Lo Spirito Santo non permetterà certo simili giochetti stupidi a chi ipotizza di avere a che fare con avversari (loro li chiamano nemici) ormai rassegnati e chiusi in piccole ridotte con il rosario in mano a recitare giaculatorie.
Abbiamo il Santo Rosario in mano e recitiamo giaculatorie, ma in alto, ed in ascolto attento alle preghiere, c'è la fonte della Vita. Se la strategia che gli apostati seguiranno è questa (ed è questa), occorre smascherarla e non è detto che, essendo talmente marchiana da risultare quasi incredibile, si trasformi in un boomerang.

Tutto quanto sopra infatti, per risultare credibile, deve basarsi non soltanto sulla leva di incentivare una “religione fai da te” già molto in uso fra gli autoproclamati “cattolici adulti”, occorre anche demolire buona parte della “dottrina” fra cui, non ultimi, la Confessione e l'Eucaristia.
Se riusciamo, con calma, pacatezza e determinazione a porre sul tappeto quello che questo significa, sarà una delle leve per smascherare i modernisti finto-cattolici che sinora hanno ben lavorato di piccone per demolire, dall'interno, 2.000 anni di tradizione.
Succederà quanto accaduto nel nostro parlamento e nelle aule giudiziarie dopo la prima approvazione della Legge Cirinnà: visto che non è passata la possibilità delle adozioni alle coppie gay, si è lasciato l'arbitrio ai giudici nei tribunali che riescono a fare ciò che la politica non è riuscita.
Questo vale anche per il documento post sinodale: l'escamotage è quello di lasciare decidere volta per volta i vescovi o i parroci, creando una confusione incredibile; i fedeli più infedeli andranno da quelli dalla manica larga, dai misericordiosi, e potranno accedere all'eucarestia, nonostante conviventi; potranno farsi benedire le nozze, nonostante gay. Così la dottrina della chiesa viene fatta a pezzi e il gregge di Dio disperso dai finti misericordiosi.
Già oggi, chi voglia ingannare se stesso e, ad esempio, accostarsi all'Eucaristia da divorziato risposato o convivente, potrebbe semplicemente prendere messa in una parrocchia diversa dalla sua, senza neanche accostarsi al confessionale. Non mi sembra che i sacerdoti chiedano la carta d'identità per accostarsi a ricevere l'Ostia consacrata.
Già oggi, a fronte di poche decine di confessioni vi sono diverse centinaia di comunioni, molte delle quali con l'Ostia ricevuta in mano.
Non ci sarà, quindi, da attendere che il Vescovo recalcitrante ritorni al Padre, come si Augura Melloni per avere strada libera. Chi vuole consumare la propria condanna può farlo già adesso, pensando di prendere in giro il sacerdote di turno, ma dimenticando volutamente che ben più in alto c'è chi guarda dentro al cuore e ci conosce più di quanto noi stessi ci conosciamo.
L'esagerazione, adeguatamente sottolineata, porterà ad un risveglio delle coscienze.
Magari le Chiese si svuoteranno ancora di più, ma si svuoteranno di chi avrebbe fatto meglio ad allontanarsi già da prima per non dannare se stesso.
Non mi sembra che al principio i seguaci di Gesù si contassero in centinaia di milioni, e neanche in miliardi. Mi sembra che fossero 12 e che uno di loro non remasse neanche insieme agli altri.
La Verità e lo Spirito Santo li hanno portati ai quattro angoli del mondo ad annunciare la Parola di Dio. Il Logos fatto carne per amore nostro.
Oggi abbiamo più mezzi di loro. Dobbiamo solo usarli senza scoraggiarci.
Non Prevalebunt !