Vigilia di Amoris Laetitia
Il 19 marzo è stato firmato da Papa Francesco il testo delll'istruzione “Amoris Laetitia” che dovrebbe basarsi sul documento finale del Sinodo sulla famiglia che si è concluso il 25 ottobre dello scorso anno e che sarà pubblicata a giorni, forse già domani stesso.
La lunghezza prevista, oltre 200 pagine, induce a pensieri poco positivi. Quando si è lunghi, in genere si è poco chiari.
A volte, però, la mancata precisione è uno degli aspetti voluti e ricercati.
Oltretutto
l’argomento principe verte sulle indicazioni che verranno date per
i divorziati risposati sperando che gli argomenti relativi
all’omosessualità siano stati definitivamente chiariti, anche se
non si sa mai.
L'informato
Card. Kasper afferma che il documento di Papa Francesco farà voltare
pagina alla Chiesa dopo 1.700 anni. L'altrettanto informato Melloni
lo commenta pure, come se l'avesse già interiorizzato riga per riga
e lo spiega al volgo, con le interpretazioni di scorta per cattolici
adulti analfabeti.
Molti
hanno commentato queste interpretazioni estemporanee in assenza del
testo. Io non mi straccio le vesti e non mi scandalizzo per quello
che, in realtà, è solo un “deja vu”.
Cercando di valutare le condizioni al contorno, cioè le reazioni dei media alla pubblicazione, riflettendo anche sulle notizie che hanno fatto da contorno alle tre settimane di dibattiti del Sinodo, così come alla pubblicazione dell'Istrumentum laboris e, prima ancora, sulle prime risultanze del pre-sinodo del 2014 si vede benissimo che è tutto già “prefabbricato” e “già visto”.
Basta
prenderne atto ed agire di conseguenza con, a mio parere, una
aggiunta non da poco: le interviste e le dichiarazioni di Kasper,
Melloni & C. non sono semplicemente le opinioni interessate di
chi vuole tirare per la giacchetta un testo che, qualunque sia, non
può modificare la Dottrina. Sono “ordini di scuderia” per la
pletora di commentatori, imbonitori e divulgatori che devono portare
il verbo interpretativo della scuola di Bologna sino ai confini del
mondo.
Indipendentemente
dal contenuto della Amoris Laetitia, dicevo, la strada per la sua
divulgazione sarà quella tracciata e collaudata per la “spiegazione”
del C. V. II.
Per
ricordare di cosa si tratta basta riprendere quanto lucidamente
spiegato da Papa Benedetto.
Si
sono svolti due concilii : Quello dei Padri conciliari che hanno
redatto e pubblicato i documenti finali, e quello che si è svolto
sui media prima, durante, ma soprattutto dopo la conclusione del
Concilio stesso.
Il
Concilio dei Padri aveva ribadito la validità della Liturgia, aveva
caldeggiato l'uso del canto gregoriano, aveva elogiato ed incentivato
l'uso del latino, ecc.
Il
concilio dei media ha cancellato ed ha stravolto tutto quanto
elaborato e scritto convincendo molti (per fortuna non tutti) che
c’era un nuovo spirito e che a questo bisognava adeguarsi. Anzi,
che quello era il punto di partenza, poi la fantasia avrebbe
provveduto agli adeguamenti futuri, in base all'evoluzione delle
mode.
E’
su questa falsa riga che, anche se il testo non c'è ancora, i
commenti (Kasper, Melloni & C.) sulla Amoris Laetitia ci sono
già.
In
realtà non sono “commenti” ma, è chiarissimo, indicazioni della
strada da seguire, da percorrere, da battere, da indicare a chi (la
quasi totalità) non andrà neanche a leggere cosa ha firmato Papa
Francesco, ma si baserà sui lanci d’agenzia, sui titoli dei
giornali, sulle elucubrazioni dei vari apprendisti stregoni, da Enzo
Bianchi in giù.
Basta
leggere, in quest'ottica, quanto hanno scritto gli esimi Kasper e
Melloni sopra ricordati :
Iniziamo
da Melloni :
“Nessuna
spaccatura. Ma una sintesi, tra rigoristi e progressisti. Francesco
disorienta ancora una volta chi sperava di "incastrarlo"
nel dibattito sinodale sulla famiglia e sulla comunione ai
divorziati. O chi pensava di mettere in contraddizione, dentro il
sinodo e nella platea dei fedeli, la supposta rigidità di una
"dottrina" con una "apertura" che il Papa
sintetizza nell'espressione "misericordia". L'Esortazione
post-sinodale su
cui oggi Francesco apporrà la sua firma, conterrà proprio questa
combinazione di elementi. E l'operazione di chi puntava su uno
strappo è clamorosamente fallita.”
Fondamentale
è la parola “incastrare”. Si
evince che il Sinodo che Papa Francesco aveva convocato in due
sessioni separate, ad un anno di distanza una dall'altra e
richiedendo la più ampia libertà di espressione in modo che venisse
dal dibattito tutto quanto lo Spirito Santo poteva far discendere
nelle menti illuminate dei Padri sinodali, in realtà era una
trappola di qualcuno che cercava di “incastrare” il Santo Padre.
Però
Francesco non si è lasciato “incastrare” e gli illuminati
commenti chiarificatori di Melloni, che lo interpretano
autenticamente, ne sono la conferma. Ovvio
che chiunque non si conformasse a detti illuminati commenti sarà un
potenziale “incastratore” e, come tale, da mettere all’indice.
Fra
le altre accuse che dobbiamo aspettarci, quindi, quella di
“incastratori” sarà fra le più gettonate.
In
seconda battuta, non c'è nessuna contrapposizione fra una “rigida”
dottrina ed una ipotizzata “apertura” del Papa. Entrambi
gli elementi saranno contenuti nell'Esortazione e saranno
sintetizzati nell'aspetto misericordioso del Padre, quindi lasciando
con un palmo di naso chi ipotizzava uno “strappo”.
Nessuno
strappo.
Solo
misericordia ed abbraccio ai fratelli ed alle sorelle che hanno
sbagliato e sbagliano.
La
misericordia è una bella coperta che copre tutto.
Altro
passo significativo da memorizzare è il seguente :
“Il
Pontefice, coerentemente con la riforma del linguaggio del pastorale
e del dottrinale che è al cuore del concilio Vaticano II, pensa che
una dottrina che non includa la misericordia sia solo una ideologia.
E che una "apertura" che non abbia la pretesa di dire la
verità che è la persona di Gesù Cristo, sia solo una operazione di
marketing. Ha allora superato lo scoglio chiamando a responsabilità
i vescovi a cui restituisce poteri effettivi, segnando, come ha detto
il cardinale Kasper, una vera e propria "rivoluzione".
Vogliamo
tradurre anche questo nel linguaggio degli ordini e delle
disposizioni per le truppe cammellate melloniane ? E traduciamolo,
visto che i punti di riflessione sono molti !
Anzitutto
il passaggio dal “dottrinale” al “pastorale” e viceversa che
è già stato vittoriosamente sperimentato nel Concilio Vaticano II.
Melloni ricorda che occorre solo ripetere la procedura e, quando la
“novità” diventerà “prassi quotidiana”, termine mutuato
dalla fallimentare ideologia marxista, nessuno se ne accorgerà più.
In
seconda battuta, l'apertura riguarderà solo quello che dice Gesù
Cristo, altrimenti sarebbe smascherabile come operazione di marketing
e, siccome Lui è misericordia, basta scegliere le citazioni giuste
e l'abbraccio dei fratelli e delle sorelle è garantito.
Terzo
punto, che potrebbe sembrare marginale, ma è importantissimo,
qualora qualcuno fosse duro di comprendonio e, essendo un probabile
nullafacente, andasse a leggere anche altre parti dei Vangeli dove
Gesù dice altre cose, lo scoglio è comunque superato perchè la
responsabilità sarà dei Vescovi, come per la decentralizzazione
della Sacra Rota, quindi, nel caso, le strade da seguire saranno 2 :
-
attendere l'acquisizione della nuova “prassi” da parte dei Vescovi più “misericordiosi” per poi attaccare gli altri di arretratezza medievale, spronandoli a mettersi, anche se in ritardo, al passo con i tempi;
-
attendere che il Padre Eterno chiami a Se i suoi figli Vescovi più restii, preparando già la sostituzione con giovani leve più aperte alla misericordia ed all'accoglienza.
Dove
sia la rivoluzione in realtà non si capirebbe, se non cercando di
comprendere il messaggio in codice, in realtà non troppo codificato,
visto che l’autonomia dei Vescovi c’è sempre stata per
annunciare Cristo e la Sua Parola nella propria Diocesi.
Illuminanti,
in questo senso le parole del Cardinale Ratzinger (non ancora
Benedetto XVI) in “Rapporto sulla Fede” con Vittorio Messori –
Ed. San Paolo – 1985 dove, parlando delle Conferenze episcopali
nazionali afferma :
“Il
collettivo non sostituisce la persona del Vescovo il quale è
l'autentico dottore e maestro della fede per i credenti affidati alle
sue cure”, anche perchè, insiste, “si tratta di
salvaguardare la natura stessa della Chiesa cattolica che è basata
su una struttura episcopale, non su una sorta di federazione di
chiese nazionali”.
Quindi,
“superare lo scoglio chiamando a responsabilità i vescovi a cui
restituisce poteri effettivi” è solo una segnalazione ad agire
sui vescovi sfruttando le tendenze di ognuno ad essere di “manica
larga” per “interpretare” la volontà di Dio e delle tradizioni
della Chiesa.
L’accesso
all’Eucaristia non è un diritto, anzi, se prima di ricevere il
corpo di Cristo non si è provveduto a purificarsi e trasformare il
proprio corpo in un Tabernacolo immacolato per accogliere
l’Altissimo. L’unico modo per farlo è accostarsi al sacramento
della confessione dove, a seguito del pentimento dei peccati commessi
ed all’impegno a non ripeterli per il futuro, si acquisisce
l’assoluzione del Padre e si ritorna al candore battesimale.
Che
non ci sia spazio per interpretazioni “terze” dovrebbe essere
palese, vista l’estrema chiarezza dell’insegnamento magisteriale.
Solo per citare alcuni passi, pur nell'imbarazzo della scelta, ma
senza abusare della pazienza del lettore, segnaliamo :
(San Pio X, Catechismo maggiore, n. 632) "Chi si comunicasse in peccato mortale, riceverebbe Gesù Cristo, ma non la sua grazia, anzi commetterebbe sacrilegio e si farebbe meritevole della sentenza di dannazione" .
(San Giovanni Paolo II, Discorso ai membri della penitenzieria, 30 gennaio 1981) “…vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma inculcata da san Paolo e dallo stesso Concilio di Trento, per cui alla degna recezione dell’Eucaristia si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale" .
(Catechismo della Chiesa Cattolica, §1385) “Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla Comunione" .
(San Giovanni Paolo II - Ecclesia de Eucharistia, 17-4-2003 § 36) "Desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha concretizzato la severa ammonizione dell'apostolo Paolo affermando che, al fine di una degna ricezione dell'Eucaristia, «si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale»" .
Però
lo stesso Papa Francesco, l'8 dicembre 2015 ebbe a ricordare che il
Concilio Vaticano II è stato un “progresso nella fede”.
Interpretazione
più autentica di così è impossibile averla.
Del
resto il lessico che io sto utilizzando è, volutamente, quello che
è stato utilizzato su tutti i media per i commenti del doppio
Sinodo: lo scontro era tra “progressisti” e “rigoristi”,
cioè tra chi si apriva al nuovo e cercava di utilizzare la
misericordia del Padre e tra chi si racchiudeva in modo gretto e
senza amore per i fratelli applicando le “regole” che
anche San Paolo aveva stigmatizzato duemila anni or sono come
sorpassate e rimpiazzate dallo Spirito (il senso degli scritti
paolini è molto diverso, ma pensate che lor signori vogliono
sottilizzare su questo ?).
Questi
aspetti si collegano con il secondo punto della strategia: attendere
il trapasso e sostituire i non allineati con soggetti “catechizzati”
alla bisogna.
A
dire il vero anche questa strategia non è propriamente nuova. Da
tempo i riflettori modernisti sono puntati sugli uomini di Chiesa. A
volte per monitorarli, a volte per oltraggiarli, a volte per far
filtrare notizie atte a metterli in cattiva luce e squalificarli.
A
volte, semplicemente, come monito, per una pressione psicologica
indiretta, ma tale da far sentire il fiato sul collo ed indurre ad
evitare sovraesposizioni ad eventuali Pastori non propriamente
avvezzi alla pubblica tenzone, oppure a procurare una autocensura in
soggetti schivi e pacifici o ancora a far capire, ad eventuali
carrieristi non dichiarati, che è meglio rimanere allineati e
coperti all'ombra della cordata vincente, se si vuole progredire in
onori e prebende che, ovviamente, nessuno chiede e nessuno pretende
ma a cui si aspira per “spirito di servizio”.
Questo
è forse, se si può fare una classifica degli abomini, quello più
perverso e, come ricordavo sopra, non è da oggi che questa strada
viene percorsa in modo palese.
Già
nel libro “L'inizio di papa Ratzinger” (maiuscole e minuscole
sono del testo), di Alberto Melloni, edito da Einaudi Torino –
Marzo 2006, le pagine da 138 a 147 sono dedicate proprio a questo.
Ad
un anno dall'elezione del Pontefice, pur nelle sfide iniziate da
Giovanni Paolo II e proseguite da Papa Ratzinger, si dedicano ben 10
pagine a segnalare la proroga del Card. Ruini alla presidenza CEI, a
commentare negativamente la nomina a Monsignore di Luigi Negri,
(qualificato come prete di CL e autore di un pamphlet dai toni
apologetici nei confronti delle crociate), oppure la nomina ad
arcivescovo di Cracovia di Stanislao Dziwiscz a cui veniva imputata
la tremenda colpa di essere stato segretario del defunto Pontefice
che, a sua volta, proveniva dalla stessa sede dove il nuovo
arcivescovo è destinato, ecc.
Del
resto nelle stesse anticipazioni dei giorni scorsi Melloni non si
esime dal ripercorrere le stesse strade, che evidentemente devono
essere dissodate di continuo per segnalarne l'importanza agli adepti.
Ed allora giù a riempire d'improperi il Cardinale Sarah.
Secondo
Melloni, Il Papa “ha riferito che sarebbe rimasto impressionato
dalla linea di contrarietà esplicita e plateale assunta su questo
punto dal cardinale africano Robert Sarah, prefetto della
Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti.
Sarah - esattamente come nella comunione anglicana - è punto di
riferimento del conservatorismo africano e il raccordo naturale di
molti dei padri sinodali di quel continente”.
Non
si limita, però a questo, si spinge a citare molti altri nomi che
tralascio e che si possono vedere nell'articolo anche perchè,
ripeto, quello che conta è capire la strategia e i segnali che si
mandano a chi deve riceverli.
Questa
è, dunque, la linea che sarà proposta da tutto lo schieramento
modernista. L'ordine di scuderia è chiaro e le truppe sono pronte ad
accodarsi alla scuola di Bologna.
Potrebbe
rimanere un dubbio sul significato della frase del Cardinale Kasper
sul “voltare finalmente pagina dopo 1.700 anni”.
Visto
che nel 315 non è accaduto nulla di importante, ai fini dei nostri
ragionamenti, e neanche nel 316 vi è qualche pronunciamento
significativo da ricordare, la frase è anch'essa una sorta di
messaggio in codice.
Normalmente
si direbbe “dopo 2.000 anni si cambia pagina”, ma è
qualcosa di indefinito, di aleatorio. Parlare di 1.700 dà l'idea
della data precisa. Ancora meglio sarebbe stato citare gli anni
esatti per risalire, ad esempio, al Concilio di Nicea o ad altri
documenti della tradizione cattolica. Citare il nulla, ma con
esattezza, rende molto di più l'idea a chi è disinformato, cioè al
95 % della popolazione che si professa cattolica e, se proprio
costretta, va alla Santa Messa a Pasqua o per qualche matrimonio o
funerale.
Dare
l'idea di sapere bene di cosa si parla è il modo migliore (pensa il
caro cardinale) di dare l'idea di autorevolezza, e del resto basta
ripetere un numero sufficiente di volte una notizia falsa perchè sia
accettata come vera nell'immaginario collettivo.
Lo
Spirito Santo non permetterà certo simili giochetti stupidi a chi
ipotizza di avere a che fare con avversari (loro li chiamano nemici)
ormai rassegnati e chiusi in piccole ridotte con il rosario in mano a
recitare giaculatorie.
Abbiamo
il Santo Rosario in mano e recitiamo giaculatorie, ma in alto, ed in
ascolto attento alle preghiere, c'è la fonte della Vita. Se la
strategia che gli apostati seguiranno è questa (ed è questa),
occorre smascherarla e non è detto che, essendo talmente marchiana
da risultare quasi incredibile, si trasformi in un boomerang.
Tutto
quanto sopra infatti, per risultare credibile, deve basarsi non
soltanto sulla leva di incentivare una “religione fai da te” già
molto in uso fra gli autoproclamati “cattolici adulti”, occorre
anche demolire buona parte della “dottrina” fra cui, non ultimi,
la Confessione e l'Eucaristia.
Se
riusciamo, con calma, pacatezza e determinazione a porre sul tappeto
quello che questo significa, sarà una delle leve per smascherare i
modernisti finto-cattolici che sinora hanno ben lavorato di piccone
per demolire, dall'interno, 2.000 anni di tradizione.
Succederà
quanto accaduto nel nostro parlamento e nelle aule giudiziarie dopo
la prima approvazione della Legge Cirinnà: visto che non è passata
la possibilità delle adozioni alle coppie gay, si è lasciato
l'arbitrio ai giudici nei tribunali che riescono a fare ciò che la
politica non è riuscita.
Questo
vale anche per il documento post sinodale: l'escamotage è quello di
lasciare decidere volta per volta i vescovi o i parroci, creando una
confusione incredibile; i fedeli più infedeli andranno da quelli
dalla manica larga, dai misericordiosi, e potranno accedere
all'eucarestia, nonostante conviventi; potranno farsi benedire le
nozze, nonostante gay. Così la dottrina della chiesa viene fatta a
pezzi e il gregge di Dio disperso dai finti misericordiosi.
Già
oggi, chi voglia ingannare se stesso e, ad esempio, accostarsi
all'Eucaristia da divorziato risposato o convivente, potrebbe
semplicemente prendere messa in una parrocchia diversa dalla sua,
senza neanche accostarsi al confessionale. Non mi sembra che i
sacerdoti chiedano la carta d'identità per accostarsi a ricevere
l'Ostia consacrata.
Già
oggi, a fronte di poche decine di confessioni vi sono diverse
centinaia di comunioni, molte delle quali con l'Ostia ricevuta in
mano.
Non
ci sarà, quindi, da attendere che il Vescovo recalcitrante ritorni
al Padre, come si Augura Melloni per avere strada libera. Chi vuole
consumare la propria condanna può farlo già adesso, pensando di
prendere in giro il sacerdote di turno, ma dimenticando volutamente
che ben più in alto c'è chi guarda dentro al cuore e ci conosce più
di quanto noi stessi ci conosciamo.
L'esagerazione,
adeguatamente sottolineata, porterà ad un risveglio delle coscienze.
Magari
le Chiese si svuoteranno ancora di più, ma si svuoteranno di chi
avrebbe fatto meglio ad allontanarsi già da prima per non dannare se
stesso.
Non
mi sembra che al principio i seguaci di Gesù si contassero in
centinaia di milioni, e neanche in miliardi. Mi sembra che fossero 12
e che uno di loro non remasse neanche insieme agli altri.
La
Verità e lo Spirito Santo li hanno portati ai quattro angoli del
mondo ad annunciare la Parola di Dio. Il Logos fatto carne per amore
nostro.
Oggi
abbiamo più mezzi di loro. Dobbiamo solo usarli senza scoraggiarci.
Non
Prevalebunt !




