giovedì 17 novembre 2016

SANTA MARTA E LE PERSONE MOLESTE

Le catechesi in arrivo da Santa Marta illuminano sempre la nostra vita e ci indicano la retta via. Qualche volta si ha l'impressione di catechesi fatte a braccio e non meditate, ma sicuramente è una nostra impressione.
A volte non si comprende il senso del tempo in cui vengono pronunciate, ma anche questo è un parere personale.

Ad esempio la catechesi di ieri, mercoledì 16 novembre, dove Papa Francesco ci fa riflettere su una delle misericordie spirituali : "sopportare pazientemente le persone moleste".
Tempi e modi.

Spiegare questa misericordia alla fine dell'Anno Santo, sembra un pò fuori tempo. Soprattutto dopo che per un anno intero si è insistito solo sulle misericordie corporali, comunque disattese.

Ma come si dice, meglio tardi che mai.

Spiegare la sopportazione delle persone moleste citando Dio che sopporta pazientemente il suo popolo che, dopo essere stato liberato dall'Egitto si costruisce perfino un vitello d'oro, sembra un pò fuori luogo.
Le sacre scritture dicono (Esodo 32,25-29) che Mosè, vedendo l'empietà del vitello d'oro, chiama a sè chi è ancora fedele al Signore ed ordina di prendere la spada per uccidere il proprio figlio, parente o amico che si è ribellato a Dio. A fine giornata più di 3.000 sono i morti. Certo, è Mosè che lo ordina, ma Dio lo lascia fare e quando Mosè torna da Lui chiedendo perdono o chiedendo di essere calcellato dal Suo libro per l'empietà commessa dal Suo popolo, Dio lo rassicura dicendo che cancellerà l'empio che ha peccato e non Mosè.
Spiegare la sopportazione delle persone moleste utilizzando questo passo della Bibbia, senza neanche spiegare il suo significato, non mi sembra un fulgido esempio di sopportazione e di buona catechesi.
Il Santo Padre potrebbe avvalersi della consulenza di Mons. Galantino, tanto esperto dell'Antico Testamento. Oppure puntare direttamente sul Nuovo Testamento, avvalendosi dei pareri di Mons. Becciu, che sul Vecchio Testamento ha idee un pò diverse e poco praticabili.

Non mi soffermo sul livello generale della catechesi, con la storiella quasi raccontata ai bambini.
Rifletto solo sul livello delle catechesi di San Giovanni Paolo II e del suo successore al soglio di Pietro, ma anche in questo non vorrei fare paragoni impietosi.

Applichiamo questa misericordia spirituale e sopportiamo con pazienza le persone moleste.

Quando era stata pubblicata la bolla di indizione dell'Anno Santo avevo cercato di spiegare a chi mi segue che l'Anno Santo è una misericordia in sè, e non una invenzione del Papa regnante. Partendo dal significato (il corno - Jobel - che annunciava la misericordia di Dio; la lettura del Levitico, ecc.).
Un Anno Santo della Misericordia, quindi Misericordia della Misericordia, voleva porre l'accento su qualche altro aspetto.
Io l'avevo individuato nell'invito a tutti noi ad essere misericordiosi verso i fratelli, oltre che a ricordarci la misericordia di Dio verso di noi, a seguito del pentimento.
Dire che ero stato preso a male parole è un pò eccessivo, ma che un pò ebete lo ero, è una descrizione aderente alla realtà. Poi finalmente, ma sei mesi dopo, a febbraio di quest'anno, lo stesso Papa Francesco ha ribadito questo stesso concetto.
Ma ormai l'etichetta c'era, quindi perchè levarla ?
Anche una frase della bolla, per quanto chiarissima, aveva creato tensioni: annunciare il Vangelo di sempre con parole nuove.
Le parole dell'annuncio devono essere nuove ed adeguate ai giorni nostri, ma il Vangelo è sempre unico e sempre quello.
Qualcuno, purtroppo, ha provveduto a tradurre questo chiaro concetto con : adeguare il Vangelo ai tempi nostri.
Non si sa com'è (io lo so), ma questo è il concetto che tuttora vige e prospera.
Preghiamo perchè vengano tempi migliori.

venerdì 11 novembre 2016

La punizione divina di Padre Cavalcoli

Per chi non avesse seguito i fatti che commentiamo, Padre Cavalcoli, teologo domenicano, in una catechesi su Radio Maria, rispondendo ad un ascoltatore, disserta sul peccato mortale in relazione al terremoto del centro Italia.
Padre Giovanni Cavalcoli
L’Espresso prende la risposta, la adatta, la deforma e serve in pasto al  pubblico questo esito :"IL TERREMOTO E' LA PUNIZIONE PER LA LEGGE SULLE UNIONI CIVILI".
E’ una falsità, ma serve un piatto forte per smuovere l’indignazione a comando. Il pubblico ludibrio contro Padre Cavalcoli è avviato, anche se l'obiettivo non è lui, o almeno non è solo lui.

martedì 17 maggio 2016

Matto Matteo ed altre Bergogliate


Bergoglio non ne azzecca una.

Non parlo solo della pletora di interventi a braccio che ogni giorno fanno versare lacrime di indignazione a coloro che credono che chi siede sulla cattedra di Pietro, oltre ad essere assistito dallo Spirito Santo, abbia anche una cultura di base ed un "discernimento" che al "nostro" manca proprio.

Parlo dei vari argomenti affrontati da Bergoglio nell’intervista al quotidiano cattolico francese “La Croix”. 

Di TUTTI gli argomenti affrontati neanche uno ne ha azzeccato.

Scrivo a caldo e senza avere il tempo di ricercare riferimenti, citazioni o altro, ma la mia indignazione è tanta che non mi fa attendere che la mente si tranquillizzi per ragionare a mente fredda.

Per questo parlerò di “Bergoglio” e non di “Francesco”, anche se comincio ad essere stufo di dover sempre parlare di “Simone” invece che di “Pietro”.

I due riferimenti da cui, al momento, attingo sono due articoli di giornali italiani.
Il primo è un articolo de “Il Giornale” (Vedi quì), alla cui lettura sono rimasto trasecolato. 
Pensando ad uno svarione o ad uno scherzo ho cercato qualche conferma ed anche su “La Stampa”, Andrea Tornielli (Vedi quì) commenta la medesima intervista, che dunque è vera.
Allora veniamo ai punti in questione trattati da Bergoglio con la stessa lucidità ed erudizione storica e teologica di un Rocky Balboa al tappeto, prima di trovare la forza di invocare la sua amata Adriana.
Il punto più cocente (non fatemi usare un altro termine che pure ho sulla punta delle dita) è l’affermazione . 
E’ vero che l’idea di conquista appartiene allo spirito dell’Islam. Ma si potrebbe interpretare secondo la stessa idea di conquista la fine del Vangelo di Matteo, quando Gesù invia i suoi discepoli in tutte le nazioni”.

Non capisco e non mi adeguo.
Queste sono parole del capo della Chiesa Cattolica ? Del successore di Pietro ? Del rappresentante di Cristo in terra ?

Siamo tutti figli di Dio, certo. 
Anche un indigeno della Papuasia del sud, che non ha mai sentito parlare di Gesù Cristo è figlio di Dio e mio fratello.
Ma non puoi paragonare qualcuno che usa la spada e l’assassinio per farti aderire all'idea del "suo Dio" a chi ritiene di aver ricevuto la Grazia della rivelazione e la vuole condividere con il fratello.

Se io ritengo di avere un tesoro, la Grazia della Rivelazione, l'amore stesso per il fratello, oltre che il comando di nostro Signore, mi dice di condividere il tesoro con il fratello ed annunciare anche a lui il modo per arrivare allo stesso tesoro.
Senza spaccargli la testa, senza sottometterlo con la forza delle armi o obbligarlo con il terrore, come fanno gli islamici a casa loro (ISIS, fratelli mussulmani, ecc.), ed a casa nostra, ma se non lo faccio dov'è il mio amore per lui ? 
Lo privo della proposta di condividere il dono che io ho ricevuto ?
Magari non riesco a convincerlo a condividere il tesoro di Verità che io ho ricevuto per Grazia. Magari rifiuterà il mio annuncio di salvezza. Ma io DEVO farlo, se lo considero mio fratello. 
Poi toccherà a lui decidere con il suo libero arbitrio.
Me lo comanda il mio amore per il prossimo, prima ancora che Gesù Cristo, come ci ricorda, giustamente, il Vangelo di Matteo.

Confondere questo con la conquista armata e con l'uccisione degli infedeli è eresia.
Probabilmente un kamikaze mussulmano, che pensa di morire per il "suo Dio" potrebbe anche essere paragonato ad un santo, se non ha mai sentito la parola di Gesù Cristo ed offre la sua vita per la sua religione.
Ma non se, per fare questo,
arriva ad uccidere altri in modo vigliacco.
Persone innocenti, fra cui anche donne e bambini.
Paragonare le parole di Gesù Cristo, morto sulla Croce per salvare il mondo, a quelle del Corano, che incitano all'utilizzo della spada per incentivare la conversione è da pazzi, oltre che eresia.
Cristo è morto sulla Croce perdonando i suoi assassini, dopo aver detto ai suoi di andare in ogni angolo del mondo a predicare l'amore ed a battezzare i popoli nel suo nome.
Maometto ha detto di sterminare gli infedeli, nemici di Allah, facendolo lui personalmente per primo.

Con questa frase i terroristi non si sentiranno ancora più incentivati a proseguire nelle loro stragi ? 
Ad aumentarle se possibile ? Ad agire con maggior determinazione ?
Diranno : Anche il capo dei cattolici ha detto che le loro azioni sono uguali alle nostre, quindi andiamo avanti.
Pura eresia, oltre che assoluta assenza di lungimiranza diplomatica, ammesso che abbia detto una simile castroneria per cercare un
impossibile colloquio con il mondo islamico.
Al confronto il "chi sono io per giudicare!",
Bergoglionata che ha fatto il giro del mondo ed è stata stravolta in tutte le salse, è un trattato di buon senso anche se ci si indigna ad ascoltarla.

Giudicare la sodomia no, ma il Vangelo si !


Ma Bergoglio non si è limitato a questo.
Per la serie “non facciamoci mancare nulla”, dall’alto della sua indiscussa diplomazia e lungimiranza, con il fiuto politico che lo contraddistingue ed il solido retroterra teologico mutuato dai gaucos della Pampa, ha spaziato su tutti i problemi del mondo terracqueo.
Limitiamoci ai più importanti, visto che dei cani e dei gatti aveva già parlato dal pulpito di Santa Marta.
Di fronte al terrorismo islamico, sarebbe meglio interrogarci sul modo in cui un modello troppo occidentale di democrazia è stato esportato in paesi come l’Iraq”.
Vogliamo proprio interrogarci in merito ? Ed interroghiamoci !

A me sembrava, anzitutto, che il terrorismo islamico fosse attivo già prima della “democratizzazione” dell’Iraq, quindi che c’entri poco con gli errori fatti in Iraq ed in tutto il medio oriente dalla politica USA.
Ma a parte questo, se ci sono stati errori (Ma quando ? Ma dove? Ma da parte di chi ?) a me non sembra che da Santa Marta, o dalle immediate vicinanze, siano mai partiti discorsi di reprimenda per l’abbronzato compagno di merende che siede alla Casa Bianca. Neanche per i suoi predecessori.
Scopre adesso che l’imperialismo USA, nella fregola di mettere i suoi uomini nei posti chiave ha decapitato tutta la struttura statale e militare dell’Iraq di Saddam Hussein, compresi i pochi che, a rischio della vita, cercavano di opporsi alla sua pazzia ed al suo dispotismo ?

L'esempio da imitare doveva essere la politica che gli stessi Stati Uniti, ma con Presidenti ed uomini di ben altro calibro, avevano adottato con la Germania alla fine della seconda guerra mondiale, mantenendo e valorizzando l’apparato statale e militare esistente tra i tedeschi, magari arruolando i vari Von Braun per poter poi andare sulla luna. 
Attuare i piani Marshal con cui l’intera Europa è riuscita a risollevarsi dal disastro e dalle distruzioni.

Non è il modello di democrazia occidentale da mettere sotto accusa, ma l’imperialismo miope del Governo Unico mondiale che, ritengo volutamente, fornisce finanziamenti, armi, addestramento, mezzi logistici e motivazioni psicologiche ad entrambi i contendenti, pur di garantire guerre, massacri e distruzioni. 

Se i contendenti non ci sono (come nell’Iraq del dopo Saddam) allora meglio crearli. 
Quindi inventiamoci l’ISIS, armiamola, finanziamola, diamogli qualche esperto informatico e cinematografico in modo che possa adeguatamente pubblicizzare le proprie azioni e poi vediamo l’effetto che fa.
Non mi sembra che l’analisi di Bergoglio sia stata questa, che poi è l’unica reale.


Per farlo doveva parlare di Obama o degli altri che lo muovono da dietro le quinte, invece meglio prendersela con il “modello troppo occidentale di democrazia che è stato esportato”. 
Classica frase, che non vuol dire nulla, ma che è buona per tutte le stagioni.

Sui migranti (e poteva mancare ?) afferma stranamente : “uno non può aprire le porte in modo irrazionale”.
Ma come ? 
E tutti i discorsi suicidi sui ponti e sui muri ?  Sull’accoglienza dovunque e comunque ?
Forse dobbiamo prima chiederci se è un giorno pari oppure un giorno dispari, visto che a seconda del giorno il vento tira da direzione opposta.

Comunque, si affretta a precisare Bergoglio, il problema è diverso (e ti pareva!). :
perchè ci sono tanti migranti ora ? I problemi iniziali sono le guerre in Medio Oriente e in Africa è il sottosviluppo del continente africano che provoca la fame”. Chiarisce poi con acutezza che : “Se ci sono guerre è perché ci sono fabbricanti d’armi, che possono essere giustificati per scopi difensivi, e soprattutto trafficanti d’armi”.

Per le guerre in Medio Oriente non sto a ripetermi. Gli errori non li vede e non li denuncia. 

Che guaio il sottosviluppo dell’Africa! Nessuno si era accorto di questo fino ad ora. Ma tu guarda le sorprese ! Meno male che c’è Bergoglio ad istruirci, altrimenti ci sfuggiva uno dei noccioli della questione. 
Anche questo, senza dubbio, si è innescato ieri ed ha provocato i profughi di oggi.

Non so a voi, ma a me viene il dubbio che qualche zampino malthusiano ci sia.
A me viene il dubbio che gli “aiuti umanitari” che arrivano in Africa abbiano più la forma di mitragliatrici e cannoni a supporto del dittatore di turno che non quello di ospedali, scuole, aratri, condotte idriche e sistemi per l’agricoltura o per l’industria.
A me viene il dubbio che il subordinare gli “aiuti umanitari” ed i “finanziamenti” all’attuazione di pratiche abortive, ai riconoscimenti delle teorie gender, alle sterilizzazioni di massa, ecc. non siano proprio pratiche da sviluppo e non siano aspetti da tacere o dimenticare.
A me viene il dubbio che i pochi che abbiano veramente portato aiuti e sviluppo siano i missionari cattolici che, a rischio della propria vita, hanno creato scuole, ospedali, insegnato l’agricoltura moderna, portato cultura ed innovazione, oltre che aver sviluppato il senso cristiano della vita, il rispetto per la donna, la cultura del rimanere nella propria terra per farla crescere, rispondendo, oltre che al comandamento dell’amore per gli ultimi del mondo, anche a quanto scritto da Matteo e che abbiamo preso a schiaffoni al principio delle riflessioni.

Ma di questi missionari e delle loro azioni, comunque, è bene non parlarne. 
Sarebbero, anche loro, da prendere a schiaffoni, visto che sono li a fare proselitismo, mica per aiutare la gente!

In questo panorama Bergoglio riesce anche a prendersela con il mercato libero. “Più dell’80 % delle ricchezze dell’umanità sono nelle mani del 16 % della popolazione”.
Forse sarebbe bene ricordare che in passato il rapporto era che meno del 10 % della popolazione mondiale aveva in mano più del 90 % delle risorse. 
Inoltre lo stesso rapporto, valido a livello mondiale, a che livello si pone nella "sua" Argentina ? E negli USA ? E in Italia ?

Oltre che sulla matematica, un ripasso di storia, forse non guasterebbe.
La Dottrina Sociale della Chiesa non mi sembra che sia stata teorizzata ieri, ma Bergoglio non ne parla, limitandosi a dire che “ciò che serve è un’economia sociale di mercato”.
Tutto l’occidente si è sviluppato sul modello del “vero” capitalismo cattolico, sviluppatosi sull’onda del monachesimo e dei principi cristiani di mercato e di sviluppo. 
Che, poi, il vero senso capitalistico, fondato sulla libertà d'impresa, l'inventiva personale e l'etica del lavoro e del  rispetto, sia stato poi stravolto dal principio luterano "pecca fortemente e pentiti più fortemente" è un altro discorso. 
Che su queste basi anomale si siano sviluppate le economie americana e del nord Europa non va detto neanche, ed infatti Bergoglio non lo dice.

Basterebbe leggersi gli splendidi libri di Ettore Gotti Tedeschi con Rino Cammilleri “Denaro e paradiso – I cattolici e l’economia globale” - Ed. Lindau – 2010” o con Paolo Gambi “Un mestiere del diavolo – Ed. Giubilei Regnani – 2015”. 
Evitiamo di citare l’Enciclica di Benedetto XVI “Caritas in Veritate” che forse Bergoglio non conosce e che forse, di passaggio, è anche il miglior libro di economi mai scritto..

Comunque Bergoglio ha un ripensamento e, lasciando la cattedra economica, ritorna ai migranti e dice.
Tornando ai migranti, la peggior forma di accoglienza è la ghettizzazione. A Bruxelles i terroristi erano belgi, figli di immigrati, ma cresciuti in un ghetto”. 
Fin qui potremmo anche essere d’accordo. Ma pure per questo aspetto non mi sembra di aver udito molte parole, in libera uscita da Santa Marta, sulla ghettizzazione e sul degrado delle periferie, che fossero parigine, belghe o romane. 

Comunque la perla, su quest’argomento, la mette ponendo l’accento sulla necessità di integrazione, tirando anche in ballo San Gregorio Magno : “Penso qui a Gregorio Magno, che aveva negoziato con popoli conosciuti come barbari, i quali si sono poi integrati”.

Ma sa, almeno, di cosa sta parlando ? Un minimo di storia europea non sarebbe male averla nel proprio bagaglio. In fondo, anche se argentino, ha origini italiane !

I “barbari” non arrivavano dall’esterno, erano già dentro l’impero romano, erano già integrati.
I “barbari”, sapevano di essere “barbari” a paragone con l’impero romano, la sua civiltà, le sue leggi, la sua amministrazione. 
Anche nel declino dell’impero, avvenuto per denatalità prima ancora che per corruzione dei costumi (Roma da 1 milione di abitanti era arrivata ad averne 20.000 – un crollo del 98 %), la civiltà di Roma risplendeva nell’ideale dei popoli che aveva conquistato ed assimilato. 
L’ultimo imperatore bambino, Romolo Augustolo, non venne assassinato, ma deposto e mandato nella prigione dorata di Capri. 
Nella dissoluzione dell’impero, risplendeva comunque la chiarezza e l’autorevolezza della Chiesa e su questo, oltre che sulla certezza dell’ispirazione divina e sulla roccia di Gesù Cristo, fece leva la figura carismatica di San Gregorio Magno. 
Ma approfondire queste cose, o fare certi paragoni, fa passare dalla malinconia alla disperazione. 
Lasciamo perdere ed andiamo ad altre perle.

Poteva mancare il “laicismo” ? Certo che poteva mancare, ma noi non ci facciamo mancare nulla ed anche su questo c'è un'altra bergoglionata, riferita alla Francia, visto che l’intervista è su un giornale francese.
Gli stati devono essere secolari, quelli confessionali finiscono male. Sono conto la storia. Io credo che una versione della laicità, accompagnata da una solida legge che garantisca la libertà di religione, offra un quadro di riferimento per andare avanti. …… La modesta critica che io vorrei rivolgere alla Francia riguarda il fatto che esagera con la laicità”.

Forse questo (a parte l’eresia su Matteo), è il cuore delle bergoglionate odierne. 
Proprio per questo vorrei saltare oltre, ma qualche parola non posso tacerla.

Possibile che chi parla confonda “laicità” con “laicismo” ?
La “laicità” è la visione del mondo dal punto di vista “non religioso” dove il "laico" si muove per il bene dei cittadini senza mettere al primo posto l’aspetto religioso. 

Il “laicismo” è la sua esasperazione.
E’ l’andare contro la religione, qualunque religione, tollerandola con sufficienza nei suoi aspetti privatistici, ma condannandola e perseguitandola nei suoi aspetti pubblici. Negando i suoi valori senza neanche prenderli in considerazione.

Una “modesta critica” ?
Anche qui : l’intervistato sa di cosa sta parlando ?
L’occidente, e principalmente la Francia, ha perso la bussola perché ha voluto negare Dio, sull’altare della ghigliottina prima ancora che su quello del dio denaro, e facciamo una “modesta critica”?
Proprio la Francia, che pure ha avuto una Santa Giovanna d’Arco, che si è sempre risollevata da tutte le sciagure storiche ritrovandosi unita a pregare a Notre Dame de Paris, che sul sangue della Vandea e sul ricordo dei suoi martiri ha potuto risorgere dalla depravazione del terrore illuministico.
A questa Francia, che oggi si trova nella situazione in cui è, per aver rinnegato i suoi trascorsi, facciamo una “modesta critica” ?
Ha anche il coraggio, Bergoglio, in un altro passo dell’intervista, di ricordare che un libico gli ha detto che “Prima c’era un Gheddafi, adesso ne abbiamo 50”.
Su questo punto siamo sicuri che la Francia non c’entri anche se Lui on gli imputa nessuna colpa specifica? Quasi come siamo sicuri che gli USA non c’entrino con l’Iraq ? 
Chiamare le cose non il proprio nome è così difficile ? 
Oltre a citare Matteo, non poteva ricordarsi, come sta scritto perchè qualcuno l'ha detto, che occorre essere chiari e dire “si, si – no, no” ? Troppo difficile ?
Mi accorgo, pur avendo solo sfiorato i diversi argomenti dell’intervista bergogliana, di essere stato molto lungo. Del resto non mi riesce di commentare altro.
Certe affermazioni sono così imbarazzanti da non meritare neanche commenti !
Sono troppo depresso.
Una sola esortazione : Preghiamo. Preghiamo tanto !


giovedì 7 aprile 2016

Vigilia di Amoris Laetitia

Vigilia di Amoris Laetitia


Il 19 marzo è stato firmato da Papa Francesco il testo delll'istruzione “Amoris Laetitia” che dovrebbe basarsi sul documento finale del Sinodo sulla famiglia che si è concluso il 25 ottobre dello scorso anno e che sarà pubblicata a giorni, forse già domani stesso.

La lunghezza prevista, oltre 200 pagine, induce a pensieri poco positivi. Quando si è lunghi, in genere si è poco chiari.

A volte, però, la mancata precisione è uno degli aspetti voluti e ricercati.

Oltretutto l’argomento principe verte sulle indicazioni che verranno date per i divorziati risposati sperando che gli argomenti relativi all’omosessualità siano stati definitivamente chiariti, anche se non si sa mai.
L'informato Card. Kasper afferma che il documento di Papa Francesco farà voltare pagina alla Chiesa dopo 1.700 anni. L'altrettanto informato Melloni lo commenta pure, come se l'avesse già interiorizzato riga per riga e lo spiega al volgo, con le interpretazioni di scorta per cattolici adulti analfabeti.

Molti hanno commentato queste interpretazioni estemporanee in assenza del testo. Io non mi straccio le vesti e non mi scandalizzo per quello che, in realtà, è solo un “deja vu”.

Cercando di valutare le condizioni al contorno, cioè le reazioni dei media alla pubblicazione, riflettendo anche sulle notizie che hanno fatto da contorno alle tre settimane di dibattiti del Sinodo, così come alla pubblicazione dell'Istrumentum laboris e, prima ancora, sulle prime risultanze del pre-sinodo del 2014 si vede benissimo che è tutto già “prefabbricato” e “già visto”.

Basta prenderne atto ed agire di conseguenza con, a mio parere, una aggiunta non da poco: le interviste e le dichiarazioni di Kasper, Melloni & C. non sono semplicemente le opinioni interessate di chi vuole tirare per la giacchetta un testo che, qualunque sia, non può modificare la Dottrina. Sono “ordini di scuderia” per la pletora di commentatori, imbonitori e divulgatori che devono portare il verbo interpretativo della scuola di Bologna sino ai confini del mondo.
Indipendentemente dal contenuto della Amoris Laetitia, dicevo, la strada per la sua divulgazione sarà quella tracciata e collaudata per la “spiegazione” del C. V. II.
Per ricordare di cosa si tratta basta riprendere quanto lucidamente spiegato da Papa Benedetto.
Si sono svolti due concilii : Quello dei Padri conciliari che hanno redatto e pubblicato i documenti finali, e quello che si è svolto sui media prima, durante, ma soprattutto dopo la conclusione del Concilio stesso.
Il Concilio dei Padri aveva ribadito la validità della Liturgia, aveva caldeggiato l'uso del canto gregoriano, aveva elogiato ed incentivato l'uso del latino, ecc.
Il concilio dei media ha cancellato ed ha stravolto tutto quanto elaborato e scritto convincendo molti (per fortuna non tutti) che c’era un nuovo spirito e che a questo bisognava adeguarsi. Anzi, che quello era il punto di partenza, poi la fantasia avrebbe provveduto agli adeguamenti futuri, in base all'evoluzione delle mode.
E’ su questa falsa riga che, anche se il testo non c'è ancora, i commenti (Kasper, Melloni & C.) sulla Amoris Laetitia ci sono già.
In realtà non sono “commenti” ma, è chiarissimo, indicazioni della strada da seguire, da percorrere, da battere, da indicare a chi (la quasi totalità) non andrà neanche a leggere cosa ha firmato Papa Francesco, ma si baserà sui lanci d’agenzia, sui titoli dei giornali, sulle elucubrazioni dei vari apprendisti stregoni, da Enzo Bianchi in giù.
Basta leggere, in quest'ottica, quanto hanno scritto gli esimi Kasper e Melloni sopra ricordati :
Iniziamo da Melloni :

Nessuna spaccatura. Ma una sintesi, tra rigoristi e progressisti. Francesco disorienta ancora una volta chi sperava di "incastrarlo" nel dibattito sinodale sulla famiglia e sulla comunione ai divorziati. O chi pensava di mettere in contraddizione, dentro il sinodo e nella platea dei fedeli, la supposta rigidità di una "dottrina" con una "apertura" che il Papa sintetizza nell'espressione "misericordia". L'Esortazione post-sinodale su cui oggi Francesco apporrà la sua firma, conterrà proprio questa combinazione di elementi. E l'operazione di chi puntava su uno strappo è clamorosamente fallita.
Fondamentale è la parola “incastrare”. Si evince che il Sinodo che Papa Francesco aveva convocato in due sessioni separate, ad un anno di distanza una dall'altra e richiedendo la più ampia libertà di espressione in modo che venisse dal dibattito tutto quanto lo Spirito Santo poteva far discendere nelle menti illuminate dei Padri sinodali, in realtà era una trappola di qualcuno che cercava di “incastrare” il Santo Padre.
Però Francesco non si è lasciato “incastrare” e gli illuminati commenti chiarificatori di Melloni, che lo interpretano autenticamente, ne sono la conferma. Ovvio che chiunque non si conformasse a detti illuminati commenti sarà un potenziale “incastratore” e, come tale, da mettere all’indice. Fra le altre accuse che dobbiamo aspettarci, quindi, quella di “incastratori” sarà fra le più gettonate.
In seconda battuta, non c'è nessuna contrapposizione fra una “rigida” dottrina ed una ipotizzata “apertura” del Papa. Entrambi gli elementi saranno contenuti nell'Esortazione e saranno sintetizzati nell'aspetto misericordioso del Padre, quindi lasciando con un palmo di naso chi ipotizzava uno “strappo”.
Nessuno strappo.
Solo misericordia ed abbraccio ai fratelli ed alle sorelle che hanno sbagliato e sbagliano.
La misericordia è una bella coperta che copre tutto.

Altro passo significativo da memorizzare è il seguente :
Il Pontefice, coerentemente con la riforma del linguaggio del pastorale e del dottrinale che è al cuore del concilio Vaticano II, pensa che una dottrina che non includa la misericordia sia solo una ideologia. E che una "apertura" che non abbia la pretesa di dire la verità che è la persona di Gesù Cristo, sia solo una operazione di marketing. Ha allora superato lo scoglio chiamando a responsabilità i vescovi a cui restituisce poteri effettivi, segnando, come ha detto il cardinale Kasper, una vera e propria "rivoluzione".

Vogliamo tradurre anche questo nel linguaggio degli ordini e delle disposizioni per le truppe cammellate melloniane ? E traduciamolo, visto che i punti di riflessione sono molti !
Anzitutto il passaggio dal “dottrinale” al “pastorale” e viceversa che è già stato vittoriosamente sperimentato nel Concilio Vaticano II. Melloni ricorda che occorre solo ripetere la procedura e, quando la “novità” diventerà “prassi quotidiana”, termine mutuato dalla fallimentare ideologia marxista, nessuno se ne accorgerà più.
In seconda battuta, l'apertura riguarderà solo quello che dice Gesù Cristo, altrimenti sarebbe smascherabile come operazione di marketing e, siccome Lui è misericordia, basta scegliere le citazioni giuste e l'abbraccio dei fratelli e delle sorelle è garantito.
Terzo punto, che potrebbe sembrare marginale, ma è importantissimo, qualora qualcuno fosse duro di comprendonio e, essendo un probabile nullafacente, andasse a leggere anche altre parti dei Vangeli dove Gesù dice altre cose, lo scoglio è comunque superato perchè la responsabilità sarà dei Vescovi, come per la decentralizzazione della Sacra Rota, quindi, nel caso, le strade da seguire saranno 2 :
  1. attendere l'acquisizione della nuova “prassi” da parte dei Vescovi più “misericordiosi” per poi attaccare gli altri di arretratezza medievale, spronandoli a mettersi, anche se in ritardo, al passo con i tempi;
  2. attendere che il Padre Eterno chiami a Se i suoi figli Vescovi più restii, preparando già la sostituzione con giovani leve più aperte alla misericordia ed all'accoglienza.

Dove sia la rivoluzione in realtà non si capirebbe, se non cercando di comprendere il messaggio in codice, in realtà non troppo codificato, visto che l’autonomia dei Vescovi c’è sempre stata per annunciare Cristo e la Sua Parola nella propria Diocesi.
Illuminanti, in questo senso le parole del Cardinale Ratzinger (non ancora Benedetto XVI) in “Rapporto sulla Fede” con Vittorio Messori – Ed. San Paolo – 1985 dove, parlando delle Conferenze episcopali nazionali afferma :

Il collettivo non sostituisce la persona del Vescovo il quale è l'autentico dottore e maestro della fede per i credenti affidati alle sue cure”, anche perchè, insiste, “si tratta di salvaguardare la natura stessa della Chiesa cattolica che è basata su una struttura episcopale, non su una sorta di federazione di chiese nazionali”.

Quindi, “superare lo scoglio chiamando a responsabilità i vescovi a cui restituisce poteri effettivi” è solo una segnalazione ad agire sui vescovi sfruttando le tendenze di ognuno ad essere di “manica larga” per “interpretare” la volontà di Dio e delle tradizioni della Chiesa.
L’accesso all’Eucaristia non è un diritto, anzi, se prima di ricevere il corpo di Cristo non si è provveduto a purificarsi e trasformare il proprio corpo in un Tabernacolo immacolato per accogliere l’Altissimo. L’unico modo per farlo è accostarsi al sacramento della confessione dove, a seguito del pentimento dei peccati commessi ed all’impegno a non ripeterli per il futuro, si acquisisce l’assoluzione del Padre e si ritorna al candore battesimale.
Che non ci sia spazio per interpretazioni “terze” dovrebbe essere palese, vista l’estrema chiarezza dell’insegnamento magisteriale. Solo per citare alcuni passi, pur nell'imbarazzo della scelta, ma senza abusare della pazienza del lettore, segnaliamo :
(San Pio X, Catechismo maggiore, n. 632) "Chi si comunicasse in peccato mortale, riceverebbe Gesù Cristo, ma non la sua grazia, anzi commetterebbe sacrilegio e si farebbe meritevole della sentenza di dannazione" .
(San Giovanni Paolo II, Discorso ai membri della penitenzieria, 30 gennaio 1981) “…vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma inculcata da san Paolo e dallo stesso Concilio di Trento, per cui alla degna recezione dell’Eucaristia si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale" .
(Catechismo della Chiesa Cattolica, §1385) “Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla Comunione" .
(San Giovanni Paolo II - Ecclesia de Eucharistia, 17-4-2003 § 36) "Desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha concretizzato la severa ammonizione dell'apostolo Paolo affermando che, al fine di una degna ricezione dell'Eucaristia, «si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale»" .

Però lo stesso Papa Francesco, l'8 dicembre 2015 ebbe a ricordare che il Concilio Vaticano II è stato un “progresso nella fede”.
Interpretazione più autentica di così è impossibile averla.

Del resto il lessico che io sto utilizzando è, volutamente, quello che è stato utilizzato su tutti i media per i commenti del doppio Sinodo: lo scontro era tra “progressisti” e “rigoristi”, cioè tra chi si apriva al nuovo e cercava di utilizzare la misericordia del Padre e tra chi si racchiudeva in modo gretto e senza amore per i fratelli applicando le “regole” che anche San Paolo aveva stigmatizzato duemila anni or sono come sorpassate e rimpiazzate dallo Spirito (il senso degli scritti paolini è molto diverso, ma pensate che lor signori vogliono sottilizzare su questo ?).

Questi aspetti si collegano con il secondo punto della strategia: attendere il trapasso e sostituire i non allineati con soggetti “catechizzati” alla bisogna.
A dire il vero anche questa strategia non è propriamente nuova. Da tempo i riflettori modernisti sono puntati sugli uomini di Chiesa. A volte per monitorarli, a volte per oltraggiarli, a volte per far filtrare notizie atte a metterli in cattiva luce e squalificarli.
A volte, semplicemente, come monito, per una pressione psicologica indiretta, ma tale da far sentire il fiato sul collo ed indurre ad evitare sovraesposizioni ad eventuali Pastori non propriamente avvezzi alla pubblica tenzone, oppure a procurare una autocensura in soggetti schivi e pacifici o ancora a far capire, ad eventuali carrieristi non dichiarati, che è meglio rimanere allineati e coperti all'ombra della cordata vincente, se si vuole progredire in onori e prebende che, ovviamente, nessuno chiede e nessuno pretende ma a cui si aspira per “spirito di servizio”.
Questo è forse, se si può fare una classifica degli abomini, quello più perverso e, come ricordavo sopra, non è da oggi che questa strada viene percorsa in modo palese.
Già nel libro “L'inizio di papa Ratzinger” (maiuscole e minuscole sono del testo), di Alberto Melloni, edito da Einaudi Torino – Marzo 2006, le pagine da 138 a 147 sono dedicate proprio a questo. 

Ad un anno dall'elezione del Pontefice, pur nelle sfide iniziate da Giovanni Paolo II e proseguite da Papa Ratzinger, si dedicano ben 10 pagine a segnalare la proroga del Card. Ruini alla presidenza CEI, a commentare negativamente la nomina a Monsignore di Luigi Negri, (qualificato come prete di CL e autore di un pamphlet dai toni apologetici nei confronti delle crociate), oppure la nomina ad arcivescovo di Cracovia di Stanislao Dziwiscz a cui veniva imputata la tremenda colpa di essere stato segretario del defunto Pontefice che, a sua volta, proveniva dalla stessa sede dove il nuovo arcivescovo è destinato, ecc.
Del resto nelle stesse anticipazioni dei giorni scorsi Melloni non si esime dal ripercorrere le stesse strade, che evidentemente devono essere dissodate di continuo per segnalarne l'importanza agli adepti. Ed allora giù a riempire d'improperi il Cardinale Sarah.
Secondo Melloni, Il Papa “ha riferito che sarebbe rimasto impressionato dalla linea di contrarietà esplicita e plateale assunta su questo punto dal cardinale africano Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti. Sarah - esattamente come nella comunione anglicana - è punto di riferimento del conservatorismo africano e il raccordo naturale di molti dei padri sinodali di quel continente”.
Non si limita, però a questo, si spinge a citare molti altri nomi che tralascio e che si possono vedere nell'articolo anche perchè, ripeto, quello che conta è capire la strategia e i segnali che si mandano a chi deve riceverli.
Questa è, dunque, la linea che sarà proposta da tutto lo schieramento modernista. L'ordine di scuderia è chiaro e le truppe sono pronte ad accodarsi alla scuola di Bologna.
Potrebbe rimanere un dubbio sul significato della frase del Cardinale Kasper sul “voltare finalmente pagina dopo 1.700 anni”.

Visto che nel 315 non è accaduto nulla di importante, ai fini dei nostri ragionamenti, e neanche nel 316 vi è qualche pronunciamento significativo da ricordare, la frase è anch'essa una sorta di messaggio in codice.
Normalmente si direbbe “dopo 2.000 anni si cambia pagina”, ma è qualcosa di indefinito, di aleatorio. Parlare di 1.700 dà l'idea della data precisa. Ancora meglio sarebbe stato citare gli anni esatti per risalire, ad esempio, al Concilio di Nicea o ad altri documenti della tradizione cattolica. Citare il nulla, ma con esattezza, rende molto di più l'idea a chi è disinformato, cioè al 95 % della popolazione che si professa cattolica e, se proprio costretta, va alla Santa Messa a Pasqua o per qualche matrimonio o funerale.
Dare l'idea di sapere bene di cosa si parla è il modo migliore (pensa il caro cardinale) di dare l'idea di autorevolezza, e del resto basta ripetere un numero sufficiente di volte una notizia falsa perchè sia accettata come vera nell'immaginario collettivo.

Lo Spirito Santo non permetterà certo simili giochetti stupidi a chi ipotizza di avere a che fare con avversari (loro li chiamano nemici) ormai rassegnati e chiusi in piccole ridotte con il rosario in mano a recitare giaculatorie.
Abbiamo il Santo Rosario in mano e recitiamo giaculatorie, ma in alto, ed in ascolto attento alle preghiere, c'è la fonte della Vita. Se la strategia che gli apostati seguiranno è questa (ed è questa), occorre smascherarla e non è detto che, essendo talmente marchiana da risultare quasi incredibile, si trasformi in un boomerang.

Tutto quanto sopra infatti, per risultare credibile, deve basarsi non soltanto sulla leva di incentivare una “religione fai da te” già molto in uso fra gli autoproclamati “cattolici adulti”, occorre anche demolire buona parte della “dottrina” fra cui, non ultimi, la Confessione e l'Eucaristia.
Se riusciamo, con calma, pacatezza e determinazione a porre sul tappeto quello che questo significa, sarà una delle leve per smascherare i modernisti finto-cattolici che sinora hanno ben lavorato di piccone per demolire, dall'interno, 2.000 anni di tradizione.
Succederà quanto accaduto nel nostro parlamento e nelle aule giudiziarie dopo la prima approvazione della Legge Cirinnà: visto che non è passata la possibilità delle adozioni alle coppie gay, si è lasciato l'arbitrio ai giudici nei tribunali che riescono a fare ciò che la politica non è riuscita.
Questo vale anche per il documento post sinodale: l'escamotage è quello di lasciare decidere volta per volta i vescovi o i parroci, creando una confusione incredibile; i fedeli più infedeli andranno da quelli dalla manica larga, dai misericordiosi, e potranno accedere all'eucarestia, nonostante conviventi; potranno farsi benedire le nozze, nonostante gay. Così la dottrina della chiesa viene fatta a pezzi e il gregge di Dio disperso dai finti misericordiosi.
Già oggi, chi voglia ingannare se stesso e, ad esempio, accostarsi all'Eucaristia da divorziato risposato o convivente, potrebbe semplicemente prendere messa in una parrocchia diversa dalla sua, senza neanche accostarsi al confessionale. Non mi sembra che i sacerdoti chiedano la carta d'identità per accostarsi a ricevere l'Ostia consacrata.
Già oggi, a fronte di poche decine di confessioni vi sono diverse centinaia di comunioni, molte delle quali con l'Ostia ricevuta in mano.
Non ci sarà, quindi, da attendere che il Vescovo recalcitrante ritorni al Padre, come si Augura Melloni per avere strada libera. Chi vuole consumare la propria condanna può farlo già adesso, pensando di prendere in giro il sacerdote di turno, ma dimenticando volutamente che ben più in alto c'è chi guarda dentro al cuore e ci conosce più di quanto noi stessi ci conosciamo.
L'esagerazione, adeguatamente sottolineata, porterà ad un risveglio delle coscienze.
Magari le Chiese si svuoteranno ancora di più, ma si svuoteranno di chi avrebbe fatto meglio ad allontanarsi già da prima per non dannare se stesso.
Non mi sembra che al principio i seguaci di Gesù si contassero in centinaia di milioni, e neanche in miliardi. Mi sembra che fossero 12 e che uno di loro non remasse neanche insieme agli altri.
La Verità e lo Spirito Santo li hanno portati ai quattro angoli del mondo ad annunciare la Parola di Dio. Il Logos fatto carne per amore nostro.
Oggi abbiamo più mezzi di loro. Dobbiamo solo usarli senza scoraggiarci.
Non Prevalebunt !